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Crisi climatica e diseguaglianze sociali

Data di pubblicazione03 Mag 2022   |   Tempo di lettura 5min   |   Tag ambiente, assicurazioni, ESG, investimenti sostenibili

Attualità

Crisi climatica e diseguaglianze sociali: una sfida anche per il mondo finanziario-assicurativo

Se si dovesse indicare un filo conduttore tra gli eventi dell’ultimo decennio, dalla grande crisi finanziaria del 2008 alla presa di coscienza sul riscaldamento globale, passando per Covid ed ora la guerra in Ucraina, lo si potrebbe individuare nell’interrelazione che la globalizzazione ha portato con sé.

La forte interdipendenza, innanzitutto economica, fa sì che ogni evento di grande impatto superi i confini geografici e coinvolga tutta o buona parte della comunità globale.

In un sistema così connotato, anche le azioni che hanno un impatto positivo producono ripercussioni benefiche sull’intero sistema. In questo senso, è cresciuta la consapevolezza che ciascuno possa fare la sua parte e sia corresponsabile del bene del pianeta e della società.

Questo aspetto è evidente soprattutto quando si parla di ambiente, perché è ormai idea condivisa che la sua tutela passa anche dalle azioni quotidiane che ciascuno può mettere in campo. Rispetto al passato, in cui ognuno era concentrato solo sulla propria attività e sulla massimizzazione dei propri risultati, siamo di fronte ad una rivoluzione, che sta riguardando anche il mondo assicurativo-finanziario.

Nella ricerca dei propri obiettivi di rendimento, gli investitori possono scegliere di orientare grandi flussi di risorse economiche verso asset pensati per generare un impatto (positivo o negativo) su ambiente e società. Per questo, sia gli investitori “retail” che quelli istituzionali come le compagnie assicurative stanno assumendo un valore sempre più importante nella società, per la loro capacità di contribuire ad un futuro più sostenibile.

Finanza sostenibile, l’exploit dopo gli allarmi sull’ambiente

L’idea che la finanza possa avere un impatto anche oltre gli obiettivi del singolo investitore non è nuova, ma si possono trovare degli esempi già nel XVIII secolo, quando soprattutto le correnti più rigorose del protestantesimo escludevano dai propri investimenti attività legate all’uso di schiavi o alla produzione di armi, tabacco, gioco d’azzardo.

Un nuovo impulso è arrivato negli anni ‘60-’70, quando negli Stati Uniti iniziò a crescere la pressione verso chi investiva o sosteneva il conflitto nel Vietnam. Fino agli anni ‘90, la finanza sostenibile è rimasta però un fenomeno di nicchia o strettamente legata a specifiche campagne o movimenti (armi, tabacco).

Negli anni ‘90, e ancor di più nell’ultimo decennio, il trend si è nettamente invertito, con il mondo finanziario invitato dai massimi esponenti delle istituzioni ad assumere un ruolo fondamentale per attuare politiche di sviluppo sostenibile.

Il grande allarme lanciato dagli scienziati a fronte del riscaldamento globale ha portato la Commissione Europea a chiamare in campo ufficialmente il settore della finanza, per sostenere le istituzioni nel compito difficile ma necessario di ridurre gli effetti della crisi climatica1. Con l’EU Green Deal del 2019 (per citare uno degli impegni più significativi) l’Europa si è data ad esempio l’obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2050. Ciò implica un massiccio piano per la transizione energetica ed un cambio di paradigma nel modello di produzione tradizionale.

Per supportare questo cambiamento, la stessa Commissione Europea ha riconosciuto che i fondi che gli Stati possono mettere in campo non sono sufficienti, ma che è necessario anche il coinvolgimento degli investitori privati, in una cornice di regole chiare e trasparenti. In questo contesto va inquadrato il processo normativo europeo che ha portato ad alcuni provvedimenti come: Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR)2, insieme di regole che rendono il profilo di sostenibilità dei fondi più comparabile e di facile comprensione per gli investitori; Non-Financial Reporting Directive (NFRD)3, volto ad armonizzare la comunicazione delle informazioni sulla sostenibilità da parte delle imprese, a beneficio della comparabilità e dell’affidabilità delle informazioni a disposizione degli operatori finanziari e degli investitori; tassonomia europea, che dettaglia le attività economiche che contribuiscono al conseguimento degli obiettivi ambientali dell’Unione.

La creazione di una cornice normativa con regole comuni è finalizzata a rafforzare il ruolo degli investimenti come strumento per raggiungere anche obiettivi europei di sostenibilità. Si tratta di un cambio di passo che potremmo definire epocale, perché viene riconosciuta l’importanza della figura degli investitori, che sarà sempre più accentuato dopo Covid e, presumibilmente, nella fase post-bellica.

Clima e diseguaglianze sociali: cosa può fare il mondo finanziario

Secondo il Global Risks Report 2022 del World Economic Forum4, che ha condotto un sondaggio tra 1.000 esperti a livello globale, il cambiamento climatico e le disuguaglianze economiche e sociali innescate dalla pandemia di Covid sono le principali minacce che il mondo dovrà sostenere nel prossimo futuro.

La ripresa economica irregolare, messa ancora più in crisi dagli effetti economici (oltre che umanitari) della guerra in Ucraina, rischia di accentuare le diseguaglianze sociali, creando una disparità tra Paesi e all’interno delle società di ogni singolo Stato. Secondo i calcoli del WEF, entro il 2024, le economie in via di sviluppo (esclusa la Cina) saranno scese del 5,5% al di sotto della crescita del Pil prevista prima della pandemia, mentre le economie avanzate l’avranno superata dello 0,9%, ampliando il divario di reddito globale. Questo potrebbe alimentare tensioni geopolitiche, aumentare la pressione dei flussi migratori, creando un clima di incertezza che potrebbe compromettere crescita e stabilità.

Sul fronte ambientale, gli esperti stimano che il mancato intervento sul cambiamento climatico potrebbe ridurre il Pil globale di un sesto: un rischio sempre più concreto perché, per ora, gli impegni assunti a COP26 non sono ancora sufficienti a limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C.

In questo scenario, le compagnie assicurative possono dare il loro contributo.

Come sottolineato da Bianca Maria Farina5, presidente di ANIA (Associazione nazionale delle imprese assicurative), il settore assicurativo “ha la consapevolezza di svolgere un ruolo di primo piano per la crescita economica e per una transizione sostenibile, nella sua accezione più ampia, non solo ambientale ma anche sociale e finanziaria. Questo, soprattutto in un’ottica di superamento della crisi sanitaria che non lasci indietro nessuno e che riduca le disparità oggettive che si sono create per famiglie ed imprese in conseguenza della pandemia”.

Come investitori istituzionali, le compagnie possono incidere sullo sviluppo sostenibile, indirizzando gli investimenti verso asset che hanno un impatto positivo.

Come sottolineato da Farina, “l’industria assicurativa a livello mondiale, con oltre 30.000 miliardi di dollari di asset gestiti, ha la capacità e l’interesse a investire in attivi sostenibili e di lungo termine. Può contribuire, quindi, a finanziare la transizione verso economie a emissioni zero, efficienti sotto il profilo delle risorse e più sostenibili”.

Sono varie le strategie percorribili per raggiungere questo risultato: escludere fondi e asset con impatto negativo dal portafoglio investimenti, scegliere realtà che si impegnano direttamente in attività con impatto positivo, promuovere direttamente tutti quei progetti che rispettano i criteri ESG.

L’altro modo di contribuire al cambiamento positivo è quello di mettere in campo la propria competenza nell’ambito della tutela da rischi della transizione e fornire strumenti di protezione che integrino il welfare pubblico, aiutando così a mantenere una società coesa, dove non ci sia il rischio che le diseguaglianze accrescano l’instabilità.

Di certo, le profonde trasformazioni degli ultimi anni hanno portato ad acquisire la consapevolezza del ruolo anche sociale che il mondo finanziario-assicurativo può svolgere a livello globale.

1. “La finanza per lo sviluppo sostenibile”, CONSOB, giugno 2021

2. “Sustainable Finance Disclosure Regulation”, EUR-Lex, 9 dicembre 2019

3. “Non-Financial Reporting Directive”, EUR-Lex, 15 novembre 2014

4. “Global Risks Report 2022”, World Economic Forum, 11 gennaio 2022

5. “Insurance Summit – Relazione Farina”, ANIA, 18 ottobre 2021

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