Negli ultimi mesi le compagnie assicurative hanno affrontato un importante lavoro di aggiornamento del materiale informativo per clienti ed investitori, per adempiere a quanto previsto dal Regolamento 2019/2088 del Parlamento europeo e del Consiglio sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (Sustainable Finance Disclosure Regulation o SFDR)1, entrato in vigore il 10 marzo scorso.
Obiettivo del Regolamento è di rendere standardizzate le informazioni sui prodotti che seguono una strategia ESG (Environment, Social, Governance) al fine di costruire una cornice omogenea all’interno della quale clienti ed investitori possano comprendere meglio il livello di sostenibilità di ogni prodotto assicurativo e finanziario.
Prima di entrare nel dettaglio del Regolamento e della portata della sua novità, è utile fare un passo indietro per capire perché l’Europa ha sentito la necessità di intervenire su questo tema.
Finanza sostenibile per il climate change
Il Regolamento SFDR va inquadrato in un percorso molto ampio che affonda le sue radici nel rapporto “The Limits to Growth”, pubblicato nel 1972 dal Massachusetts Institute of Technology su commissione del Club di Roma. In quel documento si metteva in evidenza come fosse prioritario adottare un modello di crescita in grado di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere il benessere di quelle future.
Dal dibattito innescato 50 anni fa e dalle evidenze emerse nel corso dei decenni, in particolare sugli effetti negativi dei cambiamenti climatici provocati dall’inquinamento, si è avviato un percorso che ha portato a far diventare lo sviluppo sostenibile prioritario nelle agende della politica internazionale ed europea. Sul modello della sostenibilità, nel 2015 si è costruita l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile nel 2030 e sono stati assunti gli impegni dell’Accordo di Parigi, che ha sancito l’esigenza di accelerare la decarbonizzazione dell’economia e di proteggere l’ambiente a beneficio sia della generazione attuale sia di quelle future.
Intervenire per garantire la sostenibilità, tuttavia, è un processo lungo, che richiede profondi cambiamenti ed ingenti risorse. Secondo le Nazioni Unite l’attuazione dell’Agenda 2030 richiede dai 5 ai 7 mila miliardi di dollari di investimenti annui. La Commissione europea, da parte sua, ha valutato che il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Unione europea per il 2030 richiederà fino a 260 miliardi di euro di nuovi investimenti annui.
Si tratta di investimenti ingenti, che non possono essere realizzati solo dal settore pubblico, ma, come evidenziato dallo stesso Accordo di Parigi, necessitano del coinvolgimento del mondo finanziario come strumento principe per orientare i capitali verso business responsabili nel quadro di uno sviluppo economico sostenibile.
“I progetti d’investimento sostenibili possono svolgere un ruolo cruciale, contribuendo a riassorbire l’eccesso di risparmio e a innalzare il potenziale produttivo, disegnando al tempo stesso un percorso di crescita in grado di ridurre le vulnerabilità sociali e di contrastare i rischi climatici”, ha spiegato Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della BCE2.
In questo quadro, converge anche l’interesse degli stessi risparmiatori verso la finanza sostenibile, destinata a crescere con la generazione dei Millennials, e, in futuro, con quella che è definita la “generazione Greta”.
Per questo, negli ultimi anni i gestori si sono orientati sempre di più verso investimenti sostenibili, in assenza però di un quadro normativo comune che specificasse cosa potesse definirsi realmente sostenibile.
Finanza sostenibile: dal SFDR alla Tassonomia europea
Si arriva così al Regolamento Ue 2019/2088 che, di fatto, è il primo tassello del percorso avviato dall’Europa con l’Action Plan for Financing Sustainable Growth per creare un ecosistema integrato di norme in ambito ESG.
Il SFDR aumenta e uniforma i requisiti di reporting dei processi di investimento sostenibili dei partecipanti ai mercati finanziari, chiedendo loro di esplicitare rischi ed opportunità delle loro politiche di investimento e dei singoli prodotti sul fronte della sostenibilità.
Questo si è tradotto nell’integrazione di siti web ed informativa precontrattuale con una serie di informazioni sia sul fronte dell’azienda e delle sue attività che dei singoli prodotti.
In particolare, sono state fornite informazioni su come i processi decisionali relativi agli investimenti e le politiche di remunerazione tengano in considerazione il rischio di sostenibilità, ovvero un evento o una condizione di tipo ambientale, sociale o di governance che, se si verifica, potrebbe provocare un significativo impatto negativo sul valore dell’investimento.
Analogamente, per i prodotti finanziari che promuovono caratteristiche ambientali o sociali (articolo 8) o che hanno come obiettivo investimenti sostenibili (articolo 9) sono state fornite le descrizioni delle caratteristiche ambientali o sociali o dell’obiettivo di investimento sostenibile, le informazioni sulle metodologie utilizzate per valutare, misurare e monitorare le caratteristiche ambientali o sociali o l’impatto degli investimenti sostenibili selezionati per il prodotto finanziario, compresi le fonti dei dati, i criteri di vaglio per le attività sottostanti e i pertinenti indicatori di sostenibilità utilizzati.
Se la compagnia o il gestore non prendono in considerazione i fattori e i rischi di sostenibilità o se i prodotti non hanno queste finalità, il Regolamento chiede di motivare questa scelta, secondo la logica “comply or explain”.
Tutto questo lavoro ha, come effetto ultimo, una maggiore chiarezza per chi investe, perché rende confrontabili i prodotti e le attività dei gestori rispetto alla modalità con cui incorporano la sostenibilità nelle politiche di investimento, agli impatti negativi e alla promozione attiva della sostenibilità.
Non si tratta solo di una formalità o di un tema che attiene solo la comunicazione, ma di un meccanismo che probabilmente incentiverà la crescita degli investimenti sostenibili.
Secondo Assogestioni, SFDR è un primo importante passo per promuovere un mercato europeo dei prodotti sostenibili per rafforzare un sistema alle prese con le sfide poste dal cambiamento climatico, ambientale e sociale.
Un primo passo, si diceva, destinato a non restare l’unico.
Dal 31 dicembre 2021 gli operatori dei mercati finanziari dovranno dichiarare in che misura gli investimenti sostenibili sono allineati alla Tassonomia europea, il “vocabolario” degli ESG che l’Europa sta delineando con un lungo e complesso lavoro di analisi e verifica.
Il regolamento sulla Tassonomia dell’UE, entrato in vigore il 12 luglio 2020, vuole infatti creare la prima “lista di investimenti sostenibili” al mondo, un sistema di classificazione che creerà un linguaggio comune che gli investitori e le imprese possono utilizzare quando investono in progetti e attività economiche che hanno un sostanziale impatto positivo sul clima e sull’ambiente, per incrementare la trasparenza del mercato e la fiducia degli investitori e per orientare un maggior volume di investimenti in progetti sostenibili.
Il 31 dicembre diventerà operativo il primo blocco di criteri tecnici di selezione delle attività da considerare sostenibili, inerenti mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici. A seguire, saranno definiti criteri su controllo dell’inquinamento, uso e protezione delle risorse idriche e marine, economia circolare, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
Con il SFDR è dunque partito un percorso, che renderà sempre più il mondo finanziario e gli attori che operano in tale settore protagonisti di un cambio di paradigma volto a migliorare la sostenibilità.
Anche Novis si è adeguata a questo nuovo regolamento, esplicitando la sua strategia di investimento in termini di sostenibilità. Per ottenere maggiori informazioni, consulta la Sustainability‐related Disclosure di Novis.
1. Regolamento (UE) 2019/2088 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 novembre 2019 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Testo rilevante ai fini del SEE), EUR-Lex
2. Fabio Panetta, “Finanza sostenibile: trasformare la finanza per finanziare la trasformazione”, ecb.europa.eu, 25 gennaio 2021