Rappresentano oltre la metà della popolazione, detengono il 10% della ricchezza finanziaria1 in Italia ed il 35% nel Private Banking, ma sono ancora poco inclini ad investire. Quando lo fanno, però, sono interessate non solo a maturare un rendimento che consenta di integrare il gap reddituale e previdenziale rispetto agli uomini, ma cercano anche di dare un contributo positivo alla società.
È questo in sintesi il quadro che delinea il rapporto tra donne e investimenti, che emerge da diverse ricerche condotte negli ultimi anni, a partire dai focus dedicati dalla Banca d’Italia. Con la crescita della partecipazione delle donne al mondo del lavoro degli ultimi decenni, è anche aumentata in parallelo la ricchezza a disposizione delle lavoratrici2 e, di conseguenza, il patrimonio da gestire. Una recente indagine di JP Morgan post Covid-19, condotta tra 4.000 donne di 10 Paesi europei3, stima che in questi 10 Paesi le donne fra i 30 ed i 60 anni potrebbero investire 177 miliardi di euro.
L’approccio al mondo finanziario, tuttavia, è diverso da quello degli uomini e presenta peculiarità che sono fortemente determinate da dinamiche demografiche e lavorative che coinvolgono il mondo femminile.
Aspettativa di vita più elevata, gap reddituale: cosa determina le scelte delle investitrici
Poiché le scelte di investimento scaturiscono normalmente dai bisogni a cui si cerca di dare una risposta attraverso la valorizzazione del capitale, per capire come investono le donne bisogna partire da alcuni dati di contesto.
Le donne rappresentano circa la metà della popolazione sia in Italia, che in Europa, che a livello mondiale. Vivono più a lungo degli uomini: secondo l’Ocse, l’aspettativa media di vita alla nascita è di 83,4 anni contro i 78,1 dei maschi. Sempre in base ai dati Ocse, le persone non sposate o conviventi sono tra il 10 e il 30% dei nuclei famigliari e la percentuale è in continuo aumento. Ciò significa che le donne passano una parte della propria vita senza una stabile rete familiare.
Sul fronte lavorativo, le donne scontano tassi di disoccupazione più elevati dei colleghi: in Italia le lavoratrici sono solo il 37% della popolazione femminile contro il 56% degli uomini. Spesso la loro carriera è caratterizzata da contratti meno stabili dei colleghi, part-time o flessibili, per conciliare il lavoro con la cura di figli e genitori anziani, ancora ampiamente affidato a loro.
Questo comporta anche che le retribuzioni siano mediamente più basse4, minando l’indipendenza finanziaria, così come più basso è l’importo della pensione. Nei paesi europei dell’Ocse, le donne con 65 o più anni ricevono un trattamento previdenziale del 26% inferiore a quello maschile5, con punte oltre il 40% in Germania, Lussemburgo e Olanda.
Come le donne gestiscono il loro patrimonio
In questo contesto, quando si approcciano alla gestione di capitali che, nonostante il gap occupazionale, sono in crescita rispetto al passato, le donne pensano soprattutto ad individuare gli strumenti migliori per garantire la propria stabilità economica, soprattutto in ottica di lungo periodo.
Cosa fa chi non investe
Non tutte investono. Anzi, la quota di donne che preferisce mantenere il proprio patrimonio sotto forma di liquidità, di reddito fisso o in immobili resta maggioritaria. Secondo il report di JP Morgan, solo il 18% investe regolarmente, mentre 4 su 5 si limita ad accantonare la liquidità, preferendo i conti correnti per i risparmi nonostante questo possa compromettere la futura sicurezza finanziaria dati i tassi d’interesse molto bassi e l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione.
Secondo la Banca d’Italia6, alla base c’è un problema di alfabetizzazione finanziaria, generalizzato per tutta la popolazione, ma che presenta punte più elevate per le donne. Secondo l’indagine condotta all’inizio del 2020, emerge in effetti un significativo divario di genere in tema di cultura finanziaria, con gli uomini attestati – in una scala da 1 a 21 – su un punteggio complessivo di 11,44 rispetto al 10,95 delle donne. Le donne, in particolare, dichiarano di decidere le spese legate alla quotidianità più degli uomini ma si occupano meno degli aspetti finanziari generali, pur dimostrandosi più sensibili all’idea di risparmio per fronteggiare imprevisti e “stare meglio domani”.
Probabilmente la scarsa conoscenza del settore finanziario si traduce in scarsa fiducia e questo, a sua volta, frena una gestione attiva dei risparmi.
Cosa fa chi investe
Tra chi investe, emerge una forte propensione alla pianificazione, spesso legata all’abitudine di affidarsi ad un consulente. L’indagine di JP Morgan dimostra, ad esempio, che quasi quattro donne che investono su cinque hanno un piano finanziario con obiettivi chiari. La pianificazione si traduce in una maggiore sicurezza finanziaria e in una maggiore fiducia in merito al proprio futuro finanziario, rispetto a chi accantona senza investire.
Altro trend che emerge tra le donne che investono (ma anche tra chi si limita a risparmiare) è l’interesse verso gli investimenti sostenibili. Il 77%, ovvero oltre 3 su 4, afferma in effetti che investire in modo sostenibile sia importante, e oltre i tre quarti si dichiara fiducioso che gli investimenti sostenibili possano produrre cambiamenti positivi.
Questo aspetto è evidenziato anche dall’indagine di Associazione italiana del private banking (Aipb)7, il gestore del risparmio Candriam e l’Ipsos, secondo cui il 55% del campione intervistato conosce bene i prodotti Esg ed il 50% delle investitrici vorrebbe destinare il proprio patrimonio a investimenti con impatti ESG o in economia reale.
Quanto agli obiettivi dell’investimento, si registra soprattutto attenzione alla sicurezza, con la tendenza ad allocare le risorse in progetti di medio e lungo termine, più che al rendimento e al breve termine. Secondo l’indagine di Aipb, negli investimenti, le donne “agiscono in modo più pragmatico e maturo di quello degli uomini, caratterizzato dalla condivisione”: si confrontano con partner e professionisti. La sicurezza pesa per il 50% nella finalità dell’investimento, rispetto al 18% degli uomini. Al secondo posto viene il rendimento, con un punteggio del 20% (25% per gli uomini).
Investimenti: le opportunità per le donne
COVID-19 ha sicuramente impattato sulla situazione economica delle donne, perché la pandemia e, soprattutto, le restrizioni, hanno colpito di più i settori dove la presenza femminile percentuale è più alta, come il commercio al dettaglio o la ristorazione.
Questo comporterà un ulteriore aggravio nel gap reddituale e pensionistico di genere. Affrontarlo limitandosi ad accantonare i risparmi può non essere la strategia più efficiente, perché lasciare i soldi sul conto corrente espone all’erosione causato dall’inflazione, mentre investire in titoli di Stato con tassi prossimi allo zero o negativi rischia di portare addirittura una diminuzione del patrimonio.
Al contrario, una gestione più attiva dei patrimoni può consentire di raggiungere in modo più efficiente gli obiettivi di stabilità economica nel medio e lungo periodo. Un portafoglio diversificato, in linea col profilo dell’investitrice, può consentire di cogliere le opportunità che arrivano dal mercato, anche sul fronte degli investimenti ESG, rispondendo al contempo all’esigenza di sicurezza.
1. “Il 10% della ricchezza finanziaria privata del Paese è in mano alle donne”, Corriere della Sera, 29 aprile 2021
2. Monica D’Ascenzo, “Le donne controlleranno 72mila miliardi di ricchezza entro il 2020”, Il Sole 24 Ore, 9 giugno 2016
3. “Donne e investimenti”, J.P. Morgan Asset Management
4. Sara Silano, “Cosa succede se metti nero su bianco le disuguaglianze”, Morningstar, 1 marzo 2021
5. “Il “gender gap” in campo previdenziale e come porvi rimedio: un report dell’OCSE”, Panorama Assicurativo
6. “Donne e denaro. Un progetto di educazione finanziaria pensato per le donne”, L’economia per tutti
7. “Donne e investimenti: più attente degli uomini a sicurezza e obiettivi di lungo periodo. “Una risorsa per il Paese””, la Repubblica, 30 aprile 2021