Negli ultimi anni, la domanda di investimenti ESG ha continuato a crescere, soprattutto in Europa. Il Vecchio Continente è, infatti, diventato il motore della finanza sostenibile1: nel 2021, deteneva l’83% del patrimonio netto globale dei fondi sostenibili, per un valore complessivo di 2.000 miliardi di euro, il 71% in più rispetto al 2020.
Il rischio, però, è che senza regole condivise su cosa si intende per sostenibilità questo patrimonio si disperda, facendo venir meno la fiducia degli stessi investitori nel lungo periodo.
Per questo l’Europa ha avviato un percorso per definire regole comuni per tutti gli operatori finanziari, in particolare per quanto riguarda la completezza e qualità delle informazioni e l’eterogeneità delle metodologie utilizzate per la loro elaborazione.
L’Europa, del resto, considera gli investimenti sostenibili uno strumento efficiente e per certi versi imprescindibile per riuscire a portare a compimento le transizioni in corso (energetica, ecologica, digitale), che non possono avvenire senza l’apporto di capitali privati che integrino gli investimenti pubblici. Basti pensare che, secondo il Green Deal Europeo2, l’intero continente deve arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, trasformando l’economia di un continente basata sulle emissioni in una basata su fonti di energia pulita, con costi non indifferenti per gli investimenti e per gestire la transizione stessa.
Ecco perché gli investimenti sostenibili sono uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi europei. Perché siano realmente efficienti, si è reputato necessario costruire una cornice omogenea europea all’interno della quale gli investitori possano scegliere gli investimenti sostenibili capaci di generare redditività e impatto positivo per ambiente e società.
Dalla tassonomia al SFDR: la normativa europea per gli investimenti sostenibili
Alla base del quadro normativo europeo per la finanza sostenibile c’è l’Action Plan for Financing Sustainable Growth, adottato nel 2018 per creare un ecosistema integrato di norme in ambito ESG.
Tre gli obiettivi del piano: riorientare il flusso di capitali verso investimenti sostenibili per raggiungere una crescita sostenibile ed inclusiva; gestire i rischi finanziari derivanti da cambiamenti climatici, degrado ambientale e questioni sociali; rafforzare la trasparenza e la visione di lungo termine delle attività finanziarie ed economiche.
Da qui, in pochi anni, è derivato già un quadro normativo articolato che si è sviluppato lungo due direttrici.
Innanzitutto, è stato creato un sistema di classificazione comune per le attività economiche sostenibili, la tassonomia, un linguaggio comune della sostenibilità. Una delle principali difficoltà nella finanza verde sta, infatti, nel definire quando un’attività può essere considerata sostenibile. Non sempre è scontato: la produzione di energia pulita, ad esempio, può richiedere un periodo di transizione in cui si utilizzino fonti rinnovabili e non, necessario per arrivare all’obiettivo di lungo periodo. In questo caso si può parlare comunque di sostenibilità? La tassonomia europea punta proprio a fornire criteri comuni e condivisi su tutti i temi tipici degli investimenti ESG (ambiente, società, governance).
La seconda direttrice su cui si sta muovendo l’Europa è quella di interventi mirati a rafforzare l’affidabilità e la comparabilità delle informazioni, fondamentali nel processo decisionale degli investitori. In questo impegno rientrano la Direttiva sulla rendicontazione delle informazioni non finanziarie da parte delle imprese (Non Financial Reporting Directive, NFRD) ed il Regolamento sull’Informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sustainable Finance Disclosure Regulation, SFDR).
La NFRD del 2017 prevede che le aziende di maggiori dimensioni, incluse le banche e le assicurazioni, includano nei bilanci annuali un rapporto sugli aspetti non finanziari delle proprie attività, in particolare aspetti ambientali e sociali, questioni legate al personale, diritti umani, corruzione attiva e passiva, per fornire informazioni puntuali agli investitori e incoraggiare le imprese stesse a sviluppare un approccio responsabile alle loro attività.
Il SFDR, invece, disciplina l’informativa nel campo della finanza sostenibile, standardizzando le indicazioni sulle caratteristiche ambientali o sociali dei prodotti finanziari e rendendo confrontabili le strategie di investimento sostenibile che sono ora disponibili.
Adottato dalla Commissione nella primavera del 2019 ed entrato in vigore a marzo 2021, l’SFDR stabilisce obblighi d’informativa sulla sostenibilità su due aspetti fondamentali:
- rischi di sostenibilità, ovvero eventi o condizioni ambientali, sociali o di governance che potrebbero causare un impatto negativo sostanziale sul valore di un investimento;
- impatti negativi che le decisioni di investimento o la consulenza potrebbero avere sui fattori di sostenibilità.
Evoluzione della normativa: le novità
Il percorso già svolto fino a qui dall’Europa è destinato a proseguire in quella che, secondo gli esperti, sarà una nuova tempesta normativa che vedrà gli operatori impegnati già nei prossimi mesi.
La prima e più imminente scadenza riguarda il SDFR. Lo scorso 6 aprile la Commissione Ue ha adottato, con un proprio Regolamento delegato, lo standard tecnico che deve essere utilizzato dagli operatori dei mercati finanziari per divulgare le informazioni relative alla sostenibilità in conformità alla Disclosure.
In base alle nuove norme tecniche di regolamentazione, i partecipanti ai mercati finanziari forniranno informazioni dettagliate su come affrontare e ridurre i possibili impatti negativi che i loro investimenti possono avere sull’ambiente e sulla società in generale. I nuovi requisiti informativi permetteranno anche di valutare più compiutamente le performance di sostenibilità dei prodotti finanziari. Le norme tecniche di regolamentazione saranno sottoposte al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio, per essere applicate dal 1° gennaio 2023.
In merito al Regolamento delegato è in corso l’attività delle tre autorità europee di vigilanza, Eba, Eiopa ed Esma, che hanno ricevuto un doppio mandato. Il primo riguarda possibili emendamenti, entro il 30 settembre 2022, rispetto alle informazioni richieste in documenti precontrattuali, siti web e relazioni periodiche per garantire che l’esposizione dei prodotti agli investimenti in gas e nucleare sia pienamente trasparente.
Il secondo mandato riguarda invece la revisione degli indicatori sui principali impatti negativi (Principal Adverse Impact, PAI) e della disclosure sui prodotti finanziari nel regolamento delegato SFDR. Le tre autorità sono dunque chiamate a valutare se i requisiti legati agli artt. 5 e 6 del regolamento Tassonomia siano sufficienti. Il loro feedback è atteso entro il 28 aprile 2023.
Altra importante novità normativa per i prossimi mesi riguarda la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), evoluzione della NFRD, che ha come obiettivo quello di migliorare il reporting di sostenibilità per sfruttare al meglio il potenziale del Mercato Unico europeo e contribuire alla transizione, in linea con il Green Deal europeo e con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs).
Il 21 aprile 2021 la Commissione europea ha pubblicato la sua proposta, a seguito del processo di revisione della NFRD. Ora l’EFRAG3, l’ente che si occupa dei principi contabili a livello internazionale, ha presentato la prima bozza di European sustainability reporting standards, previsti dalla proposta della Commissione europea per la Corporate Sustainability Reporting Directive, con l’obiettivo di assicurare che le imprese europee siano chiamate a rendere pubblici alcuni indicatori di sostenibilità entro il 2024.
Questa continua evoluzione normativa impegnerà gli operatori, come NOVIS, che dovranno aggiornare le soluzioni di investimento sostenibili alle indicazioni dell’Unione Europea. D’altra parte, la cornice normativa è una garanzia innanzitutto per gli investitori, che possono così scegliere di diversificare il proprio portafoglio con fondi sostenibili, che seguono regole condivise a livello europeo.
1. “European sustainable investment funds study 2022: Hitting the road to a greener future”, ALFI
2. Meagan Andrews, “Realizzare il Green Deal europeo”, Commissione Europea
3. “Sustainability reporting standards”, EFRAG