L’attività lavorativa è uno dei capisaldi che guidano buona parte delle scelte importanti che ciascuno deve prendere nel corso della vita. Il percorso formativo, ad esempio, è normalmente orientato ad acquisire le competenze utili per un certo tipo di professione, così come i tempi di alcune scelte personali, come la formazione di una famiglia o l’acquisto di una casa, sono dettati dall’andamento della carriera.
Anche la pianificazione finanziaria e le scelte di investimento sono strettamente legate alle dinamiche lavorative. Dal lavoro dipende, infatti, la capacità reddituale nel presente e nel futuro, visto che anche la pensione è calcolata sulla base del reddito percepito negli anni lavorativi.
Un giovane che ha la prospettiva di trovare occupazione e di accedere a redditi stabili e crescenti, tendenzialmente, assumerà scelte di investimento diverse – probabilmente più orientate alla valorizzazione del patrimonio che alla tutela – rispetto a chi si trova in un mercato occupazionale che non dà garanzie di stabilità.
Per questo, nella costruzione del portafoglio di investimenti è utile considerare anche la situazione lavorativa presente e le prospettive future, tenendo presente che queste dipendono non solo dalle capacità del singolo, ma anche dal contesto in cui vive, che, in un mondo globalizzato, non è più solo quello locale o nazionale, ma va esteso ad una dimensione quanto meno europea.
Il lavoro in Europa: l’impatto di COVID
La mobilità internazionale, frutto della politica di armonizzazione tra gli Stati Europei, ha contribuito a creare un mercato del lavoro che, se non può definirsi europeo, è comunque integrato tra i diversi Paesi del Vecchio Continente.
La Commissione Europea, che monitora la mobilità lavorativa tra gli Stati Membri, ha rilevato nell’ultimo report disponibile come gli spostamenti siano in costante crescita: nel 2019, 17,9 milioni di europei risiedevano in un altro Paese dell’UE, di cui 13 milioni in età lavorativa1.
Non si può, ovviamente, non considerare l’impatto della pandemia, che ha colpito trasversalmente tutti i Paesi e l’Europa nel suo complesso. Prima che l’impatto economico della crisi del COVID-19 iniziasse a far sentire i suoi effetti, la ripresa del mercato del lavoro in Europa stava avvicinando il tasso di occupazione dell’UE all’obiettivo del 75% fissato dalla strategia EU2020.
Un quadro molto dettagliato dell’impatto di COVID sul mercato del lavoro in Europa è stato fornito da Eurofound, European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions, nella pubblicazione “Recovery from COVID-19: The changing structure of employment in the EU”2. Secondo l’analisi, COVID ha segnato una brusca battuta d’arresto, ma il recupero è stato rapido, aiutato da interventi politici e supporti pubblici sia a livello nazionale che a livello europeo. In particolare, i livelli occupazionali in Europa sono tornati ai livelli pre-crisi in due anni, rispetto ai quasi 8 anni dopo la crisi finanziaria del 2008.
Tuttavia ci sono state forti disparità tra i settori. Mentre l’occupazione nelle attività di alloggio e ristorazione, commercio all’ingrosso e al dettaglio e trasporti ha registrato una perdita cumulativa di 1,4 milioni di lavoratori tra il 2019 e il 2021, il settore dell’informazione e delle comunicazioni ha aggiunto 1 milione di posti di lavoro durante lo stesso periodo.
Sebbene la perdita di posti di lavoro durante la pandemia si sia concentrata in lavori a bassa retribuzione, la ripresa dei livelli occupazionali nel 2021 è stata trainata dalla crescita di lavori e occupazioni ben retribuiti. Durante tutto il periodo 2019-2021, gli aumenti dei posti di lavoro ben retribuiti sono stati maggiori tra le donne rispetto agli uomini nell’UE27, mentre allo stesso tempo la perdita di posti di lavoro è stata più acuta per le donne con lavori a bassa retribuzione.
Secondo Tina Weber, responsabile della ricerca di Eurofound, unità Occupazione: «Sei persone su dieci hanno ancora contratti a tempo indeterminato, senza scadenze. Sebbene i dati relativi al «lavoro atipico», ossia il lavoro a tempo parziale e il lavoro a tempo determinato, non siano effettivamente cambiati negli ultimi cinque-dieci anni, essi nascondono una tendenza verso forme di lavoro più precarie e le persone con contratti precari non hanno lo stesso accesso all’occupazione o alla protezione sociale».
Invecchiamento della popolazione
L’eredità di COVID è quindi rappresentata dalle maggiori diseguaglianze tra lavoratori ben protetti e lavoratori con un accesso limitato alla protezione sociale e ai diritti in materia di occupazione.
Questa tendenza si innesta su un altro macrotrend, in corso da tempo, ovvero l’aumento dell’età della popolazione che lancia molte sfide in relazione all’occupazione, alle condizioni di lavoro, agli standard di vita e al welfare, in quanto è all’origine di preoccupazioni sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e sull’offerta di lavoro. Nel 20163, il tasso di occupazione dei lavoratori anziani di età compresa tra i 55 e i 64 anni nell’UE si è attestato al 55,3%, rispetto al 66,6% di quelli di età compresa tra i 15 e i 64 anni, dove l’aumento maggiore si è registrato tra le donne.
Le statistiche europee4 evidenziano come le dinamiche demografiche abbiano già significativamente modificato il mercato del lavoro europeo, con una crescita costante della quota di occupati fra i 55 e i 64 anni (erano il 12,5% nel 2009, sono diventati il 19% nel 2021) e la riduzione della quota tra 15 e 24 anni (il 9,2% nel 2009, il 7,8% nel 2021).

Nel lungo periodo, il trend mostra che la fascia fra i 55 ed i 64 anni tende a crescere e ad essere meno volatile di quella dei lavoratori più giovani, anche nel 2020, anni di COVID.
Come sarà il futuro? Per mantenere la sostenibilità del sistema, si sta pensando a forme flessibili di pensionamento, che diano la possibilità di prolungare l’attività lavorativa. Il rischio, altrimenti, è che il carico della spesa previdenziale metta a dura prova il sistema di welfare.
In un contesto di maggiore precarietà e di possibili minori tutele da parte del sistema pubblico, la pianificazione finanziaria diventa un’opportunità per costruire forme di integrazione al reddito da lavoro e alla pensione, con soluzioni che rendono accessibile l’investimento, personalizzandolo in base alla capacità reddituale, e che lo agevolano anche nei periodi di precarietà lavorativa.
1. “Mobility within EU increased in 2019, labour mobility report shows”, European Commission, 8 gennaio 2021
2. “Recovery from COVID-19: The changing structure of employment in the EU”, Eurofound, 2022
3. “Invecchiamento della forza lavoro”, Eurofound, 15 dicembre 2022
4. “Employment – annual statistics”, Eurostat, aprile 2022