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PIR 2021

Data di pubblicazione05 Gen 2022   |   Tempo di lettura 5min   |   Tag agevolazioni, investimento, PIR, risparmio

Attualità

PIR, raccolta record nel 2021 e nuove agevolazioni per il 2022

Nel 2021 i PIR si sono dimostrati, tra gli strumenti per la gestione del risparmio, i più apprezzati dagli italiani, confermando le previsioni che avevano individuato in questa soluzione lo strumento di maggiore interesse per il risparmio gestito post-COVID.

Seppur la quota di risparmio detenuto sotto forma di liquidità resti predominante tra gli italiani (1.800 miliardi), molti hanno scelto i Piani Individuali di Risparmio come alternativa all’immobilizzazione del capitale, beneficiando della detassazione sul capital gain e contribuendo a portare nuove risorse al tessuto imprenditoriale italiano.

I PIR, infatti, sono stati istituiti nel 2017 e pensati come ponte tra risparmiatori alla ricerca di opportunità di investimento e imprese che necessitano di ampliare le possibili fonti di credito, per mantenere la competitività, far crescere l’economia del Paese e, di conseguenza, generare opportunità anche per chi investe.

In generale, nel 2021 si è confermato un trend positivo per il risparmio gestito. Secondo il report ufficiale di Assogestioni1, la raccolta complessiva del mese di novembre è stata di 7,7 miliardi di euro, in crescita rispetto al dato di ottobre 2021 (6,4 miliardi) e nettamente meglio della raccolta di novembre 2020, quando ci si fermò a 5,9 miliardi. In termini di saldo da inizio anno, il totale è di 83,9 miliardi di euro, contro i 23,3 miliardi del 2020. La stima è che, considerando anche il dato di dicembre, nel 2021 si possa raggiungere una raccolta di 90 miliardi di euro.

PIR, numeri da record nel 2021

In questo contesto si inserisce anche la raccolta dei PIR, per i quali il 2021 ha segnato probabilmente una svolta. Dopo il boom a seguito della loro istituzione nel 2017, questi strumenti avevano infatti subito una serie di stop and go a causa di cambiamenti sul fronte normativo, che hanno scoraggiato gli investitori.

Ottobre 2021, in particolare, può essere considerato cruciale nella storia dei PIR. Secondo quanto riportato il 21 novembre da Il Sole 24 Ore in un articolo che ha tracciato un bilancio dei PIR, in quel mese la raccolta è stata di quasi 97 milioni di euro, risultato migliore non solo dell’intero 2021, ma di tutto l’ultimo triennio. Secondo l’autorevole quotidiano, si può leggere in questi dati “un’inversione di tendenza”, “un cambio di marcia netto”, che conferma che la progressiva ripresa della fiducia nei PIR, già registrata a partire da aprile, “non è un fuoco di paglia destinato a spegnersi in fretta”, ma si è consolidata di pari passo con una maggiore fiducia nella gestione della pandemia e con la ripresa dell’economia. Da gennaio a ottobre, di fatto, il settore è riuscito a tornare in territorio positivo e ora viaggia con i conti in attivo per oltre 21 milioni.

Le ragioni di questo interesse da parte di investitori che vogliono diversificare il proprio portafoglio sono varie.

Da una parte, sono indubbi i benefici fiscali legati ai PIR, che secondo alcuni osservatori2 dovrebbero esser presi come modello anche per altri strumenti finanziari che potrebbero intercettare la mole di risparmio privato immobilizzato. La detassazione sui redditi di capitale, garantita per chi mantiene l’investimento per almeno 5 anni in PIR e soluzioni PIR compliant (purché costruiti secondo le regole previste dalla norma), è un unicum nel Paese, a fronte dell’imposta prevista al 26% per gli altri strumenti finanziari (12,5% per i Titoli di Stato).

Non è solo il vantaggio fiscale, tuttavia, che giustifica l’interesse verso i PIR, ma anche la possibilità di trovare nuove opportunità di investimento nel tessuto imprenditoriale italiano, contribuendo per altro alla sua crescita. La congiuntura attuale è straordinariamente favorevole con stime di crescita del PIL positive anche per il 2022 (+4,7%) dopo il +6,3% del 20213. Inoltre la possibilità di effettuare riforme strutturali grazie ai fondi del PNRR apre potenzialità forse inimmaginabili prima del 2019. Poiché i PIR e le loro performance sono strettamente legati all’economia reale, è facile immaginare che le prospettive positive per il Paese alimentino ulteriormente l’interesse degli investitori privati, che possono diversificare il portafoglio investendo nel tessuto imprenditoriale e innestare così un circolo virtuoso che porta capitale per l’ulteriore crescita di aziende e PMI.

Le novità della Legge di Bilancio 2022 per i PIR

Il risparmio è stato uno dei capitoli a cui il Governo ha dedicato grande attenzione nell’elaborazione della Legge di Bilancio 2022, che nei giorni scorsi ha incassato la fiducia di Senato4 e Camera dei Deputati.

Anche i PIR sono stati oggetto di attenzione da parte del Governo, che ha previsto alcune novità sia per i PIR tradizionali, quelli nati nel 2017, che per i PIR alternativi, nuova “generazione” introdotta con la Legge di Bilancio 2021 complementare a quella già esistente, con soglie di investimento esenti dall’imposta sul rendimento più elevate.

Per quanto riguarda i PIR tradizionali, la legge di Bilancio 20225 li potenzia prevedendo l’incremento del tetto massimo di investimento annuale da 30.000 a 40.000 euro, per un massimo di 200.000 euro invece che 150.000 nel corso dei 5 anni su cui applicare l’esenzione dal capital gain. Ciò vuol dire che si amplia la quota di capitale che si può investire con la consapevolezza che il rendimento non sarà eroso dalla tassazione.

Per quanto riguarda i PIR alternativi, la misura precedente prevedeva un credito d’imposta del 20% del valore investito tra l’1 gennaio ed il 31 dicembre 2021 in caso di perdite (sempre a patto di mantenere l’investimento per 5 anni). Con un emendamento approvato in Senato, il termine del Tax-Credit è stato prorogato al 31 dicembre 2022, con un credito d’imposta ridotto nel valore, 10% invece che 20% delle somme investite, utilizzabile in 15 quote annuali di pari importo nelle dichiarazioni dei redditi, invece dei precedenti 10 anni. Resta la soglia massima di investimento annuale di 300.000 euro e totale di 1.500.000 di euro.

Entrambe queste novità entreranno in vigore dal 1° gennaio 2022, senza che sia previsto un regime transitorio.

Da queste aperture ci si aspetta un nuovo slancio per i PIR e le soluzioni PIR-Compliant, come strumenti per diversificare il portafoglio e cogliere le opportunità che arrivano dal vivace tessuto economico-produttivo del Paese.

1. Isabella Della Valle, “I gestori si avviano a chiudere l’anno con una raccolta intorno ai 90 miliardi”, Il Sole 24 Ore, 22 dicembre 2021

2. Mariano Mangia, “Una nuova aliquota di tassazione per tutti i redditi finanziari”, la Repubblica, 29 novembre 2021

3. “Le prospettive per l’economia italiana nel 2021-2022”, Istat

4. “Manovra, le principali misure della legge di Bilancio del governo Draghi”, la Repubblica, 24 dicembre 2021

5. “Investimenti / Per i Piani individuali di risparmio soglie a 40mila e 200mila euro”, Il Sole 24 Ore, 29 ottobre 2021

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