Negli ultimi anni, le polizze vita sono diventate una componente sempre più rilevante del portafoglio degli italiani, che destinano a questi prodotti una quota sempre maggiore dei loro risparmi. Con l’emergenza Covid, questo trend non solo non si è arrestato, ma sembra destinato a crescere.
Nella sua relazione annuale, la Banca d’Italia1 ha in effetti evidenziato che, nel 2020, la composizione del portafoglio delle famiglie italiane ha visto sì crescere la liquidità – a fronte di un’elevata incertezza sull’evoluzione della pandemia e sui tempi della ripresa – ma non solo: anche polizze assicurative e quote di fondi comuni sono aumentate, come strumenti che favoriscono la diversificazione del rischio di portafoglio.
Se nel 2019 a queste attività erano destinati 29,2 miliardi, nel 2020 si è arrivati a quota 30,6 miliardi. In percentuale, alla fine dello scorso anno le attività finanziarie delle famiglie affidate ad assicurazioni erano pari al 24%, in linea con il 2019, ma la componente del ramo vita ha raggiunto quota 18,2%, in aumento rispetto al 17,3% del 2019.
Polizze vita, boom nel primo trimestre 2021
La propensione ad indirizzare i propri risparmi verso le polizze vita è diventata maggiormente evidente con il nuovo anno.
I dati di ANIA, Associazione Nazionale delle Imprese Assicurative, segnalano che, tra gennaio e marzo, il volume dei premi contabilizzati è stato pari a 28,9 miliardi, in aumento del 10% rispetto al primo trimestre 2019, con un picco del +57% nel solo mese di marzo 2021 su marzo 2020 (legato alle restrizioni). Il dato di marzo è stato particolarmente significativo, con 10,6 miliardi di raccolta, dato migliore degli ultimi 5 anni.
Nel complesso, il saldo entrate (premi) e uscite (pagamenti per riscatti, scadenze, rendite e sinistri) del mercato vita in Italia (lavoro diretto svolto da imprese italiane ed extra-UE) è stato pari a 7,2 miliardi, in aumento del 22,4% rispetto all’analogo periodo del 2020, considerando che nel mese di marzo venivano attuate le prime restrizioni dovute all’emergenza sanitaria2.
Per quanto riguarda le entrate, l’86% dei premi è stato generato dall’emissione di nuovi contratti o dall’introito di premi unici aggiuntivi relativi a polizze già in essere, in aumento del 12,6% rispetto al I trimestre 2020, segno di una forte vivacità nella domanda indirizzata a questo tipo di prodotti.
Nel primo trimestre dell’anno sono aumentate anche le uscite, +6,4% rispetto ai primi tre mesi del 2020 (pari a 21,7 miliardi di euro). Tra le uscite, da segnalare che il 18% è stato costituito dagli importi dei sinistri per decesso e altri eventi attinenti alla vita umana coperti dalle polizze vita in crescita del 34,3% rispetto al 2020, pari a 3,8 miliardi di euro. Si tratta del più alto importo mai raggiunto in un solo trimestre, in ulteriore crescita rispetto ai due trimestri precedenti, anch’essi in significativo aumento a causa dell’emergenza sanitaria: segno che le coperture assicurative hanno consentito ai beneficiari di essere protetti durante la pandemia.
Entrando nel dettaglio delle diverse tipologie di polizza vita, emerge che la crescita maggiore è quella dei contratti ramo III, le cui prestazioni sono collegate a quote di organismi di investimento collettivo del risparmio o ad un indice azionario o ad altro valore di riferimento. Rientrano quindi nella definizione di “prodotti di investimento assicurativi” (IBIP) e sono pertanto esposti, in qualche modo, alla variabilità dell’andamento dei mercati finanziari, richiamando caratteristiche proprie dell’investimento3. Nel primo trimestre la raccolta netta dei premi è stata di 4,2 miliardi, il dato migliore del triennio precedente, in crescita del 34,4% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Più contenuto l’incremento dei contratti assicurativi del Ramo I, che investono i premi in fondi chiamati Gestioni Separate, composti da titoli di stato o da obbligazioni poco rischiose – tradizionalmente si tratta in gran parte di Btp e bond con rating elevato. Nel I trimestre dell’anno il ramo I ha registrato un flusso netto positivo di 3,1 miliardi, in aumento del 13,3% rispetto all’analogo periodo del 2020 ma in calo rispetto al trimestre precedente quando la raccolta netta, realizzata negli ultimi tre mesi del 2020, raggiungeva 4,5 miliardi.
Perché cresce la domanda assicurativa?
Il rimbalzo delle sottoscrizioni era previsto, dopo l’inevitabile rallentamento di marzo 2020 dovuto all’avvio del lockdown. Sorprende però il vigore della ripresa da record.
Sebbene la diffusione delle polizze vita in Italia sia inferiore rispetto ad altri Paesi europei, da qualche anno si registra la propensione degli italiani a scegliere di destinare una quota dei propri risparmi a questo tipo di strumenti.
Secondo ANIA, il loro successo è determinato dalla capacità di rispondere a molteplici bisogni: può rappresentare una forma di risparmio, una protezione dai rischi demografici derivanti dall’invecchiamento o, diversamente, può essere un’opportunità di investimento.
La ragione sta sia nei vantaggi fiscali che il legislatore ha previsto per questi strumenti che nella loro duplice natura. Le polizze vita, infatti, hanno un contenuto tipicamente assicurativo, in termini di protezione da rischi legati agli eventi negativi che possono accadere nel corso della vita. In linea generale, al netto delle specifiche differenze tra polizze vita caso morte, caso vita o miste, consentono di assicurare un capitale ai beneficiari nel caso di eventi avversi che riducano o annullino del tutto le capacità dell’assicurato di lavorare e quindi di produrre reddito, come la premorienza o l’invalidità, a seconda delle garanzie previste dal contratto.
Basti pensare al caso di premorienza del coniuge che rappresenta la principale fonte di reddito di una famiglia. Il sistema pubblico prevede la pensione ai superstiti, che tuttavia è pari al massimo al 66% del reddito o della pensione del defunto e che richiede rigidi requisiti per l’accesso. Ciò vuol dire che, nella migliore delle ipotesi, oltre al dolore per la perdita di un proprio caro, la famiglia si troverebbe a dover contare su poco più della metà delle entrate su cui aveva sempre fatto affidamento.
Dall’altro lato, oltre alla tutela, le polizze vita hanno anche un contenuto finanziario, perché consentono di destinare i propri risparmi in veicoli finanziari come fondi o obbligazioni, che, con l’adeguata diversificazione e sempre in maniera coerente con il profilo di rischio, offrono opportunità di investimento.
In un momento storico caratterizzato da rendimenti praticamente nulli dei Titoli di Stato e da volatilità dei mercati finanziari che risentono delle incertezze generate dalla pandemia di Covid, le polizze vita sono considerate “la terza via” per coniugare la protezione dei rischi con opportunità di investimento.
E dopo l’emergenza Covid, la propensione a sottoscrivere polizze vita potrebbe aumentare sulla scorta di due elementi.
Da una parte, l’epidemia ha innescato una forte esigenza di tutela rispetto agli imprevisti e alle avversità della vita, aumentando la percezione della fragilità e vulnerabilità dell’essere umano dopo lunghi decenni di relativo benessere nei Paesi Europei. Dall’altro lato, esiste un risparmio privato che dovrà essere gestito. Secondo la Banca d’Italia, infatti, la ricchezza finanziaria delle famiglie è aumentata nel corso del 2020, attestandosi a 4.777 miliardi di euro dai 4.445 miliardi di fine 2019, a seguito del ritorno alla normalità dei mercati finanziari e del forte incremento del risparmio, legato soprattutto al calo dei consumi anche nelle famiglie che dichiarano di non avere difficoltà finanziarie.
La sensazione, dunque, è che il trend di crescita del settore sia solo all’inizio di quello che si prospetta essere uno sviluppo importante per i prossimi mesi.
1. “Relazione annuale”, Banca d’Italia, 31 maggio 2021
2. “Flussi e riserve vita”, Ania, maggio 2021
3. “Polizze c.d. linked (unit o index)”, Quello che conta