Rappresenta l’ottava neoplasia più comune nelle donne a livello mondiale, ma ancora non si conoscono le cause che portano alla sua insorgenza. Il carcinoma ovarico, a livello globale1, rappresenta il 3,4% circa di tutti i tumori femminili, con un’incidenza maggiore nei Paesi a reddito alto e molto alto (7,1%) rispetto ai Paesi a reddito medio e basso (5,8%).
Eppure se ne parla poco, tanto che secondo la World Ovarian Cancer Coalition, la maggior parte delle donne ha una conoscenza scarsa o nulla dei rischi, dei sintomi e dei pericoli che il tumore dell’ovaio comporta.
Spesso, inoltre, le informazioni non autorevoli che si trovano sul web possono essere fuorvianti. La corretta informazione è, al contrario, fondamentale per intercettare precocemente i sintomi e, di conseguenza, accelerare i tempi della diagnosi.
Per questo ogni anno l’8 maggio, in occasione della Giornata mondiale contro il tumore dell’ovaio, le principali organizzazioni a sostegno dei pazienti affetti da tumore dell’ovaio si riuniscono per accrescere la sensibilizzazione globale su uno dei tumori più gravi tra quelli che colpiscono le donne.
Carcinoma ovarico, la sfida è accelerare la diagnosi
Con “tumore dell’ovaio” si fa riferimento a numerosi tipi di tumore che colpiscono le ovaie, le tube di Falloppio e il sottile rivestimento interno dell’addome. Non si conosce ancora la causa esatta del carcinoma ovarico, ma ci sono fattori di rischio che possono aumentare la probabilità della sua insorgenza.
Uno di questi, particolarmente incisivo, è la mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, che producono proteine in grado di bloccare la proliferazione incontrollata di cellule tumorali. Una mutazione di BRCA1 e BRCA2, generalmente ereditaria, determina una predisposizione a sviluppare i tumori dell’ovaio, della mammella e della prostata più frequentemente rispetto alla popolazione generale.
Anche l’età è un fattore di rischio2, perché circa 8 casi su 10 sono diagnosticati in donne sopra i 50 anni, in maggioranza dopo la menopausa. Contano anche gli stili di vita, dall’uso di alcol al fumo al peso corporeo.
Purtroppo, il carcinoma ovarico è una di quelle patologie in cui le diagnosi raramente sono precoci, in quanto l’assenza di sintomi specifici e la scarsa informazione relativamente alla neoplasia, portano a scoprirla tendenzialmente in età avanzata.
Questo rappresenta un grosso problema: quando la malattia è scoperta per tempo, la sopravvivenza a 5 anni è del 90%, mentre se la diagnosi arriva in fase avanzata (come accade nel 75-80%), la sopravvivenza a 5 anni scende al 30-40%.
Tra i motivi della diagnosi tardiva vi sono le difficoltà connesse allo screening di questo tipo di tumore. A livello internazionale, le opzioni di screening disponibili sono piuttosto limitate e per lo più accessibili solo alle donne considerate a rischio più elevato, ovvero quelle con una significativa anamnesi familiare di tumore della mammella o dell’ovaio, o con una predisposizione genetica nota, come la sindrome di Lynch o le mutazioni del gene BRCA.
Il resto della popolazione femminile mondiale fa affidamento sul riconoscimento dei sintomi del tumore dell’ovaio, che però spesso si presentano in modo subdolo o non si presentano affatto fino a quando il tumore non è in stadio avanzato. Per questo motivo, l’adeguatezza della diagnosi, della stadiazione e del trattamento è fondamentale per migliorare la prognosi a lungo termine.
Perché il mondo assicurativo può contribuire ad accelerare le diagnosi
Il settore delle assicurazioni è da sempre attento alle trasformazioni della società, ai possibili rischi che possono sorgere e alle innovazioni che possono aiutare a superare determinate criticità.
In questo contesto rientra anche l’attenzione verso i temi sanitari, che riguardano direttamente la vita delle persone, e, di conseguenza, la società nella sua interezza.
I progressi medici, ad esempio, sono stati la base per arrivare alla formulazione della prima polizza per persone con HIV in Italia, a cui NOVIS ha dato il suo contributo, ponendo le basi per una società più inclusiva.
Allo stesso modo, le Giornate mondiali dedicate alla salute e a particolari patologie sono occasione per diffondere informazioni corrette su sintomi, diagnosi e cure, che possono aiutare a migliorare la prevenzione e, di conseguenza, la vita delle persone, attenuando i rischi a cui possono essere esposte.
Oggi, del resto, il tema della salute non è più “esclusiva” degli addetti ai lavori, in quanto l’avvento del web ha portato ad avere tantissime informazioni messe a disposizione delle persone, che non hanno però la possibilità di verificarne la veridicità. Di fatto, gli attori che parlano di salute sono ormai plurimi, non tutti autorevoli e credibili, anche se per chi non ha competenze tecniche è difficile distinguere il vero dal falso.
Il rischio che le fake news vadano a minare il lavoro fatto con serietà e professionalità da medici e scienziati è serio: Covid è stato un esempio, ma il problema è trasversale.
Le Giornate come quella dell’8 maggio sono molto importanti per colmare il gap della disinformazione, ma le fonti autorevoli necessitano di “casse di risonanza” vicine alle persone, che possono portare messaggi corretti e verificati al maggior numero di persone possibile ed informare di servizi accessibili tramite l’assicurazione, per ottenere consulti medici altrimenti difficili da ottenere in tempi rapidi.
In questo compito il settore assicurativo può dare il proprio contributo, agevolando l’accesso a servizi come il Secondo Parere Medico, che può essere determinante nell’intercettare la patologia in tempi precoci, per assicurare un intervento rapido di cura.
1. Hyuna Sung, Jacques Ferlay, Rebecca L. Siegel, Mathieu Laversanne, Isabelle Soerjomataram, Ahmedin Jemal, Freddie Bray, “Global Cancer Statistics 2020: GLOBOCAN Estimates of Incidence and Mortality Worldwide for 36 Cancers in 185 Countries”, ACS Journals, 2021
2. “Tumore ovarico”, ISSalute, 18 maggio 2022