Nel processo decisionale per la costruzione del proprio portafoglio di investimento, le scelte sono tendenzialmente guidate da due fattori: la ricerca del rendimento e la sicurezza di conservazione del patrimonio.
A seconda che prevalga l’una o l’altra motivazione, sulla base delle necessità, delle esperienze pregresse e delle conoscenze in ambito finanziario, l’investitore avrà un suo profilo di rischio, in base al quale viene individuato l’investimento più appropriato.
In congiunture di maggiore incertezza, come quella attuale che è fortemente caratterizzata da stravolgimenti geopolitici, dal rallentamento della crescita e dall’aumento dell’inflazione, la ricerca di sicurezza dell’investimento tende ad essere preponderante rispetto alla ricerca di rendimento. C’è però una domanda dirimente: esistono investimenti sicuri, che garantiscono la conservazione del capitale?
Sicurezza e finanza: il rischio è ineliminabile
Quando si parla di investimenti, è sempre bene ricordare che il rischio è una componente essenziale, senza il quale non può neanche esserci rendimento.
Come spiega la Consob1, “il rischio altro non è che il prezzo da pagare per la possibilità di un maggior guadagno rispetto ad investimenti alternativi che promettono un minor guadagno”.
Di fatto, quanto maggiore è la rischiosità percepita dell’emittente, tanto maggiore è il tasso d’interesse che lo stesso emittente dovrà corrispondere all’investitore.
Non tutti i rischi, però, sono uguali.
Il rischio specifico è, infatti, legato a caratteristiche peculiari dell’emittente, come la solidità patrimoniale e le prospettive economiche alla luce delle caratteristiche dei settori in cui opera. Nel comparto azionario, ad esempio, il rischio specifico può essere legato alla capacità di un’azienda di generare profitto, mentre nell’obbligazionario (in cui rientrano, ad esempio, i titoli di Stato) il rischio è che le società o gli enti finanziari emittenti non siano in grado di pagare gli interessi o di rimborsare il capitale prestato.
Accanto al rischio specifico c’è quello sistematico, legato all’andamento di un intero sistema finanziario o di un intero mercato, che può impattare anche su emittenti che hanno buone performance. Le cause del rischio sistematico sono varie e spesso imprevedibili: l’emergenza sanitaria di COVID, ad esempio, ha provocato instabilità sui mercati ed ha indotto trasformazioni in ogni ambito economico.
Se il rischio è ineliminabile, è meglio rinunciare ad investire in nome della sicurezza? In un portafoglio diversificato si può prevedere una quota di liquidità, mentre è bene ricordare che la scelta di immobilizzare tout-court il proprio capitale sotto forma di liquidità ha i suoi rischi. Quello principale è l’inflazione, perché il potere d’acquisto dei risparmi non gestiti viene eroso dall’aumento dei prezzi.
Secondo l’Associazione dei Fondi e dei Gestori d’Europa (EFAMA)2, nel 2021 il potere d’acquisto della ricchezza finanziaria detenuta sotto forma di depositi bancari in Europa (13.375 miliardi di euro, il 38,3% dei patrimoni) è sceso dai 10.321 miliardi di euro del 2016 ai 9.515 miliardi del 2021 e, con l’inflazione in Europa al 6,8%, arriverà a 8.909 miliardi nel 2022.

Ridurre il rischio: scelta degli asset, diversificazione e orizzonte temporale
Se è vero che il rischio negli investimenti è ineliminabile, in quanto fattore costitutivo legato ai rendimenti, è altrettanto vero che può essere minimizzato con delle opportune strategie, in modo da soddisfare l’esigenza di sicurezza.
Innanzitutto, gli asset di investimento non sono tutti uguali, ma presentano varie “gradazioni” di rischiosità, valutate intrecciando diversi indici finanziari con calcoli matematici. Il grado di rischio di ogni titolo può, ovviamente, variare nel tempo, per fattori legati soprattutto al rischio sistematico, che, come abbiamo visto, dipende da variabili imprevedibili e non controllabili: per questo il monitoraggio è continuo, per aggiornare il grado di rischio in base alla congiuntura finanziaria ed economica globale.
Il complesso sistema di controlli interni (degli emittenti e degli operatori finanziari) e di enti terzi indipendenti è studiato appositamente per fornire informazioni chiare e corrette, sulla base delle quali l’investitore può individuare le soluzioni più coerenti con il proprio profilo di rischio, qualunque esso sia.
Per minimizzare il rischio, soprattutto quello specifico, inoltre, la diversificazione resta la strategia chiave. Avere in portafoglio azioni o bond di emittenti differenziate permette di compensare eventuali performance negative o poco brillanti di una realtà.
Perché questa strategia sia efficiente è importante non solo la quantità di titoli, ma anche la qualità della diversificazione. Investire in numerose realtà, tutte operative nello stesso settore o nello stesso Paese non mette al riparo dal rischio, qualora si verificassero stravolgimenti per uno specifico ambito economico o per uno Stato. Al contrario, scegliere titoli decorrelati, ovvero indipendenti tra loro, per diversità geografica, di settore, di valuta, permette di beneficiare delle varie performance dei singoli emittenti.
Cosa fare, infine, per ridurre il rischio sistematico? Questo è, infatti, difficilmente eliminabile anche con la diversificazione, perché qualora si verificasse una crisi di sistema (pensiamo a quella finanziaria del 2008 o, appunto a COVID), la maggior parte delle aziende nel mondo ne sarebbero coinvolte. In questo caso, un alleato prezioso per ridurre il rischio è l’orizzonte temporale dell’investimento. In un’ottica di 10 o più anni, le performance negative di un periodo di crisi generale (che, per quanto possa essere lungo, resta comunque limitato rispetto ad una linea temporale pluriennale), possono essere compensate da quelle positive del restante periodo di investimento.
Costruire un portafoglio diversificato, in cui coesistono azionario, obbligazionario e liquidità, con un orizzonte di medio e lungo periodo, è una strategia efficiente per bilanciare le esigenze di sicurezza con quelle di rendimento, riducendo il rischio e ottimizzando le possibilità di cogliere opportunità emergenti.