A ottobre 2021, il Parlamento Europeo ha approvato le nuove norme dell’Unione Europa in merito alle assicurazioni sui veicoli, tra cui il divieto di sospendere il pagamento della polizza nel periodo in cui un mezzo non è utilizzato.
L’obiettivo è quello di rafforzare la protezione delle vittime di incidenti stradali, anche se ora bisogna vedere se il Consiglio Europeo confermerà le nuove regole che, per essere operative, dovranno comunque essere recepite dagli Stati Membri nei loro ordinamenti.
Se il testo restasse inalterato, di fatto si andrebbe verso un rafforzamento dell’obbligo di RC Auto. Ma perché per alcune assicurazioni, come quella legata all’uso di veicoli a motore, esiste l’obbligo, mentre altre, come le polizze vita, non sono obbligatorie?
Le assicurazioni: strumenti di tutela per chi subisce un danno
La decisione di sottoscrivere una polizza è in genere frutto di due variabili: la probabilità che si verifichi un danno e la sua entità.
Quanto più è elevata la possibilità che si verifichi l’evento dannoso e quanto più alto sarebbe il prezzo da pagare, tanto più ci sarà interesse, da parte delle persone coinvolte, a tutelarsi con una forma assicurativa.
L’aumento di polizze vita dopo COVID, ad esempio, si può spiegare anche come effetto di un maggior senso di vulnerabilità, che sta portando le persone a scegliere di proteggere se stesse e la propria famiglia.
Per quanto riguarda l’uso di veicoli a motore, la probabilità che accada un incidente è purtroppo elevata, così come possono essere molto gravi le conseguenze. Nel 2021, secondo il bilancio della Polizia di Stato, in Italia si sono registrati, ad esempio, 64.162 incidenti, il 26,7% in più del 2020: una media di 175 al giorno. Le conseguenze sono state in molti casi mortali, con 1.313 vittime, il 14% in più del 2020, e 37.269 feriti (il 25,7% in più in un anno).
I sinistri, dunque, sono “eventi altamente probabili e gravemente dannosi”, perché un incidente automobilistico ha sicuramente impatti importanti e, purtroppo, anche elevate probabilità di avvenire. Questo di per sé, però, non giustificherebbe l’obbligo imposto dagli Stati, se non fosse che c’è un altro elemento da considerare: il coinvolgimento potenziale di terzi.
Gli Stati, infatti, tendono a tutelare le vittime di danni provocati da altri, attraverso la responsabilità civile, istituto in base al quale chi causa una lesione a un terzo deve risarcire la vittima, in maniera commisurata al danno prodotto.
Questo principio si scontra, però, con la reale capacità del danneggiante di poter pagare risarcimenti che, nel caso di incidenti stradali, possono essere elevatissimi. Nel caso di insolvenza, di fatto il danneggiato non avrebbe alcun ristoro.
In questo contesto si inserisce l’obbligo della RC (Responsabilità Civile) auto, che assicura la maggiore tutela possibile a chi ha subito il danno. Si capisce, così, anche la nuova regola prevista dall’Europa, sul divieto di sospendere il pagamento della RC Auto quando non si usa il veicolo. Non si può escludere, infatti, che i proprietari ne facciano comunque uso, per cui, nel caso di incidente, senza una copertura assicurativa, verrebbe meno il principio della tutela di terzi.
Non solo: con l’obbligo della RC Auto c’è anche un tentativo di proteggere il danneggiante, che si troverebbe in grande difficoltà nel caso in cui dovesse essere chiamato ad un maxi-risarcimento che lo lascerebbe senza reddito. Anche in questo caso, lo Stato ha interesse affinché ciò non avvenga, perché si trasformerebbe in un onere per il welfare pubblico.
Assicurazioni sulla vita non obbligatorie, ma fortemente incentivate
Se le RC Auto sono le polizze obbligatorie più “famose”, ce ne sono anche altre che devono essere necessariamente stipulate, sempre sulla base della stessa logica: è il caso di polizze legate al rischio di infortunio, come quelle per le casalinghe, o le polizze professionali in alcuni ambiti lavorativi.
Non c’è, invece, un obbligo specifico sulle polizze vita, che tutelano i parenti o i beneficiari designati dal contraente nel caso di premorienza dell’assicurato.
Il primo motivo è legato alla variabilità degli elementi che caratterizzano questa specifica situazione. Se per gli incidenti automobilistici ci sono dati consolidati che attestano la frequenza e l’onerosità del danno, nel caso delle polizze vita ogni situazione rappresenta quasi un caso a sé.
Sta quindi al singolo individuo valutare se può essere utile prevenire le difficoltà con una polizza vita, mentre è molto difficile stabilire una regola comune che giustifichi l’obbligatorietà della polizza vita.
Il secondo motivo dell’assenza di obbligo è che, comunque, esiste una rete di welfare pubblico destinata a provvedere alle persone più fragili. L’Italia, ad esempio, è un Paese che ha cronicamente una bassa diffusione di forme assicurative, dalla vita ai danni, perché la tutela offerta dallo Stato in passato è sempre stata molto ampia.
Secondo i dati Ania, nel 2019 solo il 6% degli italiani era assicurato sulla premorienza, il 24% sugli infortuni con coperture molto limitate, il 4% aveva una protezione sulla malattia, solo uno 0,5% sul rischio di non autosufficienza1.
Tuttavia, questo trend sta cambiando, non solo per effetto di COVID, ma anche perché il sistema di welfare pubblico è stato progressivamente ridotto, per contenere le spese e rispettare gli oneri di bilancio previsti dall’Europa.
Nonostante non ci sia un obbligo per le polizze vita, gli Stati ne hanno sempre incoraggiato l’adozione.
L’Italia ha previsto, ad esempio, incentivi sul fronte fiscale e civilistico, per agevolare la diffusione di polizze vita, che andranno ad assumere sempre di più anche un valore sociale, perché possono aiutare a sostenere costi (spese mediche, integrazione al reddito) che altrimenti ricadrebbero sul singolo o sulla collettività.
Non è escluso che in virtù del ruolo sociale riconosciuto alle assicurazioni, possano essere previste ulteriori agevolazioni che incentivino la diffusione di questi strumenti su larga scala, sia per la capacità di protezione che di veicolare investimenti che sostengono la transizione verso la sostenibilità.
1. “Sicurezza stradale: nel 2021 1.238 incidenti mortali (+15%), 1.313 vittime”, Il Sole 24 Ore, 1 gennaio 2022
2. Giorgio Gaia Fedi, “Italiani fanalino di coda per la stipula di assicurazioni”, Il Sole 24 Ore, 25 maggio 2019