Troppo giovani per pensare ad una polizza vita? Non è affatto detto. Non si può dire che ci sia “un’età giusta” per decidere di sottoscrivere un’assicurazione: la scelta dipende, piuttosto, da una serie di variabili, indipendenti dall’età anagrafica.
In generale, la valutazione dell’adesione ad una polizza vita rientra nel tema più ampio della pianificazione finanziaria del proprio patrimonio. Si tratta di un processo articolato, che comprende l’analisi degli obiettivi di breve e lungo periodo, della capacità di realizzarli e dei possibili eventi avversi che potrebbero mettere a rischio il loro raggiungimento. Una volta che è stato delineato il quadro complessivo, si possono individuare le soluzioni assicurative-finanziarie più idonee a proteggere, gestire ed accrescere il patrimonio, tenendo sempre come punto fermo l’adeguatezza delle scelte rispetto al proprio profilo di rischio.
In questo quadro, la polizza vita si pone come la soluzione che consente di mettere al riparo, almeno sul piano economico, i propri cari nel caso in cui si verificasse un evento avverso come la premorienza di chi rappresenta, nel contesto familiare, la principale fonte di reddito.
Dopo l’emergenza Covid, si è registrato un forte incremento della domanda di polizze vita, probabilmente dovuto al maggiore senso di vulnerabilità generato dall’epidemia. Questo rinnovato interesse ha riguardato la popolazione in generale, ma anche la fascia dei più giovani, i Millennials.
Polizze vita: perché pensarci sin da giovani
Ha senso per un ragazzo in buona salute pensare di sottoscrivere un’assicurazione sulla vita? Molti se lo chiedono, ma, come dicevamo, non è tanto l’età a determinare la necessità di avere una tutela di questo tipo, quanto la necessità di creare una rete di protezione per la propria famiglia o per sé.
Ha senso, infatti, avere una soluzione assicurativa quando c’è qualcuno (il partner, i figli, i propri cari) o qualcosa (il proprio futuro previdenziale, un progetto da realizzare) da tutelare1, a qualunque età.
In base al tipo di protezione che si vuole attivare, si possono scegliere polizze vita a vita intera o a durata determinata.
Le prime, a vita intera, garantiscono la cessione di un certo capitale ai beneficiari individuati dal contraente, in caso di decesso dell’assicurato (che può coincidere o meno con il contraente stesso) indipendentemente dal momento in cui si verifica. In caso di premorienza, questa soluzione consente al partner, ai figli, ai genitori o, in generale, ai beneficiari, di avere un supporto quanto meno nell’affrontare la spese piccole o grandi (il mutuo per la casa, i costi della scuola, oneri legati all’attività), evitando che oltre a dover affrontare la perdita di un proprio caro, debbano anche trovarsi in una situazione di vulnerabilità sul fronte economico.
Le polizze vita a durata determinata, invece, consentono ai beneficiari di ricevere la somma assicurata nel caso di dipartita durante la durata del contratto. Nel caso in cui non avvenga l’evento avverso, lo stesso contraente può accedere al valore di quanto investito. In questo caso, dunque, la tutela è duplice, perché questa soluzione può essere usata anche in ottica previdenziale o per realizzare un progetto o una spesa importante.
In ogni caso, l’età del contraente è un aspetto secondario nella scelta di sottoscrizione di una soluzione vita: fondamentali sono invece gli obiettivi da raggiungere, in base ai quali scegliere la soluzione più idonea.
Il vantaggio di un orizzonte temporale di lungo periodo
C’è un aspetto, poi, che premia i giovani, ovvero la possibilità di fissare un orizzonte temporale di lungo periodo.
Le polizze vita, infatti, hanno una duplice natura: non sono solo strumenti assicurativi che tutelano da un rischio, ma rappresentano anche un’opportunità per gestire il patrimonio, diversificando così il proprio portafoglio di investimenti.
Quando si parla di investimento, una delle caratteristiche determinanti da definire è proprio l’orizzonte temporale, ovvero il periodo di tempo per il quale si “rinuncia” alle proprie disponibilità finanziarie per investirle.
Anche in questo caso, la scelta tra un orizzonte di breve periodo (da meno di un anno ai 5 anni) o di medio-lungo periodo (dai 5 ai 20 anni ed oltre) dipende dagli obiettivi e dal profilo di rischio.
Come riportato dal sito della Consob2, se l’orizzonte temporale è di breve periodo “è bene che l’investimento sia a basso rischio e, quindi, tenda soprattutto a conservare il capitale: il breve periodo temporale, infatti, non ci consentirebbe di recuperare eventuali perdite”.
Nel lungo periodo, “è possibile, ammesso che la nostra propensione al rischio lo consenta, accettare rischi maggiori per conseguire maggiori guadagni: il lungo orizzonte temporale rende infatti possibile compensare eventuali perdite dovute ad andamenti negativi dei mercati”.
In generale, il lungo termine è individuato come lasso di tempo che consente di soddisfare bisogni di crescita del patrimonio, in ottica previdenziale o di accantonamento per la propria famiglia, e consente di diversificare al meglio il rischio.
Un’analisi su Il Sole 24 Ore3 ha evidenziato, ad esempio, che negli ultimi 145 anni solo un orizzonte temporale molto lungo (20 anni) ha garantito in USA rendimenti reali sempre positivi. Ciò non vuol dire che sia sempre così, perché la storia della finanza insegna che non si possono fare previsioni certe guardando al passato, ma di certo si tratta di un indicatore interessante.
Mantenere l’investimento nel lungo periodo consente di avvantaggiarsi della composizione degli interessi, ovvero della possibilità di reinvestire i rendimenti ottenuti, andando a creare un extra-rendimento che diventa più largo più è lungo l’orizzonte temporale. Inoltre, consente di puntare su tematiche macroeconomiche che si sviluppano nel lungo periodo (ad esempio nuove tecnologie, Paesi emergenti), che sono al riparo dalle oscillazioni di breve termine.
Infine, avere un orizzonte ampio mette al riparo dall’ansia della volatilità e dalle decisioni prese sull’onda del sentiment di mercato.
Secondo Il Sole 24 Ore4, che ha avviato un progetto per diffondere l’educazione finanziaria tra i giovani, “chi è più giovane ha un enorme vantaggio: il tempo davanti a sé, per far rivalutare il proprio denaro negli anni e averne di più quando servirà. Quando si smetterà di lavorare o quando a un certo punto potremmo decidere, grazie al gruzzolo messo da parte, di cambiare strada e avviare una nuova attività. L’assunto di base è che nel lungo termine le oscillazioni di borsa perdono di rilevanza e il valore delle principali società quotate nei listini internazionali sale sempre: negli ultimi dieci anni l’indice MSCI World che rappresenta tutte le azioni quotate, si è rivalutato del 120%, con una media del 12% l’anno”.
Ovviamente l’orizzonte temporale non è sufficiente ad azzerare il rischio, insito nell’investimento, ma, accompagnato ad una efficiente strategie di diversificazione, permette di gestirlo.
I giovani hanno, dunque, la possibilità di poter ottimizzare il fattore tempo, fissando il proprio orizzonte temporale anche molto in là negli anni. Una valutazione da tenere in considerazione quando si valuta la possibilità di scegliere una polizza vita, che, proprio per chi ha meno primavere sulle spalle, permette di associare la tutela assicurativa al vantaggio di un investimento di lungo periodo.
1. Sharon Epperson, Jessica Dickler, “Here’s why you should buy life insurance when you are young”, CNBC, 19 ottobre 2019
2. “Orizzonte temporale”, Consob
3. Econopoly, “Investire in azioni. Ma quanto è lungo… il lungo periodo?”, Il Sole 24 Ore, 25 gennaio 2017
4. “Young Finance, il potere dei rendimenti composti nel lungo termine”, Il Sole 24 Ore, 27 settembre 2021