Uno degli elementi che caratterizzano le polizze vita è il premio, ovvero la somma che il contraente versa alla propria compagnia assicurativa per poter accedere alla copertura del rischio e mantenere la sua validità per tutta la durata prevista dal contratto.
Come mai si usa la parola “premio”? L’uso di questo termine in ambito assicurativo è attestato già in epoca romana, con un significato diverso però da quello attuale. Al tempo esistevano alcune forme di assicurazione più simili però alle scommesse, in particolare per il trasporto navale1, soggetto a grande incertezza. Il soggetto assicuratore scommetteva sull’arrivo a destinazione di un determinato carico di merci, l’assicurato invece puntava sull’evento avverso (ad esempio, il nubifragio). Chi risultava vincitore, riceveva, appunto, il premio.
Il termine premio è rimasto nel tempo, tanto che nel XV secolo, epoca a cui risalgono le prime forme scritte delle polizze, il notaio verificava il pagamento anticipato del premio, dal latino “praemium”, ovvero ciò che si prende prima2.
Per le polizze vita, infatti, il premio è la condizione sine qua non per l’efficacia della prestazione offerta dall’assicuratore, ovvero la tutela dall’evento avverso.
Premio unico o ricorrente: quali sono le differenze?
Le soluzioni assicurative che presentano un certo grado di flessibilità permettono al contraente di scegliere tra premio unico o premio ricorrente. Cosa vuol dire?
In sostanza, il premio unico prevede il versamento dell’importo dovuto in un’unica soluzione, solitamente alla stipula del contratto. Successivamente il contraente non dovrà corrispondere più nulla, a meno che non voglia effettuare versamenti aggiuntivi, qualora il contratto preveda questa possibilità. La soluzione assicurativa sarà quindi valida fino al verificarsi dell’evento per il quale ci si è assicurati o fino al termine temporale previsto.
Il premio ricorrente, invece, prevede versamenti periodici per il tempo della durata selezionata e secondo la periodicità scelta (mensile, trimestrale, semestrale, annuale). Anche in questo caso il contratto può prevedere premi aggiuntivi.
In entrambi i casi, il calcolo dell’importo avviene tenendo conto di determinati criteri tra cui età, stile di vita e condizioni fisiche dell’assicurato, capitale che si intende assicurare, durata del contratto, eventuali garanzie aggiuntive, probabilità statistica che l’evento accada.
Il premio ricorrente non deve essere interpretato come una sorta di rateizzazione del premio unico, ma come un modo diverso di accedere alla soluzione assicurativa e all’investimento, soprattutto per le polizze che hanno la duplice natura di tutela e gestione del capitale, come le polizze vita ramo III.
Scegliere il premio unico significa poter decidere di individuare gli asset (azioni, obbligazioni, valute, ETF) su cui allocare il capitale in un unico momento, lasciando che il capitale venga valorizzato nel medio-lungo periodo, in base al profilo di rischio ed agli obiettivi che si intendono raggiungere.
Col premio ricorrente è possibile scegliere di investire importi uguali in uno o più asset ad intervalli regolari, indipendentemente dai prezzi. Questa strategia, nota come Dollar Cost Average, permette di costruire nel tempo una posizione considerevole su uno o più asset senza dover impegnare una grande quantità di capitale iniziale e punta a ridurre al minimo i rischi, soprattutto all’interno di mercati con forte volatilità. Inoltre, consente di beneficiare di eventuali ribassi dei costi di quote acquisite.
Scegliere un premio unico o ricorrente non è vincolante per il tipo di strategia di investimento che si intende perseguire: esistono infatti soluzioni che permettono di mixare le due strategie, con formule di decumulo programmato, per accedere alle opportunità del Dollar Cost Average anche in caso di premio unico.
Come orientarsi tra premio unico o ricorrente
La diversa periodicità di versamento del premio, unico o ricorrente, non è solo una differenza tecnica, ma consente di rispondere ad esigenze diverse, sia di impatto sul bilancio familiare che di obiettivi che si intendono perseguire.
Il premio unico può essere infatti la soluzione ideale per chi ha un capitale importante, frutto di risparmi accantonati nel tempo o acquisito con una vendita, un’eredità o la liquidazione, che il titolare vuole investire in modo efficiente, evitando l’immobilizzazione sul conto corrente, per diversificare il proprio portafoglio di investimento e beneficiare al contempo di una copertura assicurativa per sé e i propri cari.
Il premio ricorrente, invece, consente di accedere ugualmente ad un’opportunità di investimento anche a chi non dispone di un capitale importante o comunque non vuole impegnare subito l’intero patrimonio (o buona parte di esso). La scelta del premio ricorrente diventa così una soluzione per accantonare piccole quote mensili, trimestrali o semestrali di risparmi, che vengono valorizzati grazie alla gestione attiva da parte della compagnia assicurativa, senza incidere in modo impattante sul bilancio famigliare.
1. cfr. “Le parole del diritto commerciale”, a cura di Umberto Morera, Maurizio Sciuto
2. Definizione “premio”, Garzanti Linguistica