Dare stabilità al proprio bilancio familiare, per affrontare le spese quotidiane e realizzare progetti pensando al futuro proprio e della propria famiglia, è una delle esigenze principali di ogni persona. Con la pandemia, è aumentato il senso di vulnerabilità rispetto a imprevisti che possono mettere a repentaglio la stabilità economica (la perdita dell’impiego, una malattia che compromette la possibilità di lavorare) sommandosi a timori già sedimentati nell’opinione pubblica, come il calo del tenore di vita dopo la pensione.
Di fronte all’incertezza e all’accresciuta percezione dei rischi, la reazione immediata è stata quella di congelare i risparmi sui conti corrente. Tradizionalmente la liquidità è sempre stata vista, in Italia, come la strategia a cui ancorarsi per poter far fronte a spese impreviste. Ma è davvero sempre la soluzione migliore? Ci sono altre possibilità?
Risparmio cautelativo: perché non sempre è la soluzione più efficiente
Risparmiare significa rinunciare a consumare parte delle proprie risorse economiche, accantonandole per utilizzarle in un imprecisato futuro. Il risparmio diventa cautelativo, come quello che si sta accumulando nei portafogli degli italiani, quando la sua destinazione è la copertura di spese impreviste per affrontare, ad esempio, un momento di assenza o riduzione del lavoro, spese mediche, o addirittura per integrare la pensione.
Una scelta all’apparenza virtuosa, che comporta un accumulo di liquidità depositata sul conto corrente, che tuttavia non sempre è efficiente. Se il risparmio accantonato (senza alcuna forma di gestione) non permette realmente di coprire bisogni di protezione sanitaria e previdenziale o di affrontare una spesa imprevista, allora il sacrificio nel presente è stato inutile e bisognerà cercare ulteriori risorse, tendenzialmente nella forma di prestiti.
I dati dicono che a fronte di una crescita importante di risparmio cautelativo, molti italiani si trovano a non riuscire ad affrontare spese impreviste.
Il rapporto del Censis-Assogestioni1 “Gli italiani e la finanza sostenibile” pubblicato a ottobre 2021, evidenzia che nel 2020 il risparmio complessivo ha raggiunto quasi quota 4,4 miliardi di euro (+2,5% in termini reali rispetto al 2019) mentre il contante e i depositi arrivano a quasi 1,6 miliardi di euro (+7,5% reale in un anno, +110 milioni di euro).
Tuttavia, come evidenziato da un altro rapporto, quello pubblicato da Consob2 sulle scelte finanziarie delle famiglie italiane, il 39% fatica a far fronte a spese fisse e ricorrenti e un ulteriore 28% sostiene di non essere in grado di gestire un imprevisto da mille euro. Lo stesso rapporto sottolinea come solo l’11% degli intervistati dichiara di avere un piano finanziario e di rispettare il budget, a fronte del 75% che ammette di risparmiare, per lo più riducendo le spese e, per il 24% dei partecipanti, senza particolari ragioni.
La ricerca di Censis-Assogestioni evidenzia anche un altro aspetto, ovvero che nel 2020 il risparmio degli anziani è stato il “carburante del welfare intrafamiliare”: ben il 50,8% dei giovani definisce gli anziani della propria famiglia “come il proprio bancomat”.
Incrociando i diversi dati, emerge dunque che c’è un’attenzione crescente al “risparmio fai da te”, dettata dalla volontà di poter contare sulla liquidità per affrontare spese impreviste o non coperte dal welfare pubblico.
Questa strategia però non sempre funziona, perché è impossibile definire a priori l’ammontare delle spese impreviste, col rischio di vanificare lo sforzo fatto per risparmiare.
Investire, una scelta complessa
L’alternativa al risparmio cautelativo è l’investimento del proprio capitale in forme diverse dalla liquidità o dall’accantonamento su strumenti che non producono rendimenti.
Investire è un’attività complessa, che richiede quanto meno delle conoscenze finanziarie di base per definire gli obiettivi, il proprio profilo di rischio, le attese di rendimento, l’orizzonte temporale, e, sulla base di questo, individuare la soluzione più appropriata tra le tante disponibili sul mercato.
Il Rapporto Consob rileva una crescita della partecipazione ai mercati finanziari negli ultimi anni: nel 2021 la quota di investitori si stima pari al 34%, a fronte del 32% nel 2020 e del 30% nell’anno precedente. Tuttavia, emergono differenze importanti nelle scelte degli investitori, legate proprio all’alfabetizzazione finanziaria.
In generale, infatti, le attività più diffuse sono i certificati di deposito e i buoni fruttiferi postali (43%), seguiti dai titoli di Stato italiani (25%) e dai fondi comuni di investimento (24%), ma la diffusione delle varie tipologie di prodotti finanziari si differenzia in modo significativo a fronte delle conoscenze finanziarie. Ad esempio, i decisori con maggiore grado di alfabetizzazione posseggono fondi comuni di investimento e azioni quotate (maggiormente redditizi) più frequentemente di quelli connotati da conoscenze più basse, che prediligono certificati di deposito e titoli di Stato, che hanno rendimenti pressoché nulli.
Detto questo, bisogna chiedersi se investire i propri risparmi possa aiutare a rispondere al quesito iniziale, ovvero cautelarsi dagli imprevisti che possono mettere a repentaglio la stabilità economica e, di conseguenza, il proprio progetto di vita.
Anche in questo caso non c’è una risposta definitiva, perché tutto dipende dalla specifica situazione in cui si trova l’aspirante investitore: età, situazione lavorativa, situazione famigliare, obiettivi di medio e lungo periodo.
Ad esempio, se l’obiettivo dell’investimento è garantirsi un capitale o una rendita in ottica previdenziale, iniziare da giovani porterà probabilmente nel lungo periodo a ritrovarsi risorse utili ad integrare la pensione.
Al contrario, se l’obiettivo è avere un capitale per affrontare spese impreviste legate, ad esempio, a risarcimenti dovuti a terzi per effetto della responsabilità civile, l’orizzonte temporale di investimento potrebbe non giocare a proprio favore.
Assicurarsi contro i rischi per gestire gli imprevisti
Tra risparmio cautelativo e investimento finalizzato a poter affrontare i diversi eventi avversi che possono capitare nella vita, esiste anche una terza via, ovvero quella dell’assicurazione, che punta a gestire rischi imprevedibili e dare copertura all’assicurato.
Nel momento in cui si verifica l’evento avverso, il beneficiario potrà evitare di consumare le risorse personali (che siano risparmi o investimenti), perché gli indennizzi – come i premi assicurativi – sono generalmente tarati sulle spese che l’evento avverso può comportare. In questo modo, tramite l’assicurazione si possono gestire gli imprevisti, mantenendo la stabilità economica, mentre risparmi e investimenti possono essere utilizzati per finalità differenti.
A seconda della propria situazione di vita e del proprio profilo, si può scegliere tra i diversi rami assicurativi, vita o danni, e tra le loro sotto-categorie. Tra le polizze vita, ad esempio, quelle che appartengono al ramo III rispondono sia alla domanda di protezione che all’esigenza di gestire il proprio capitale, evitando l’immobilizzazione sul conto corrente. Queste soluzioni, dunque, associano il duplice vantaggio di dare una copertura rispetto ai puri rischi, offrendo opportunità di investimento in base al profilo dell’investitore: non a caso, proprio questi strumenti hanno registrato la crescita della domanda con la pandemia.
In sostanza, risparmio, investimento e assicurazione dovrebbero essere considerate come alternative che non si escludono a vicenda, ma che piuttosto si integrano all’interno di un portafoglio diversificato costruito sulla base di una pianificazione di medio e lungo periodo. Definire il punto di partenza, individuare gli obiettivi e valutare le risorse necessarie per raggiungerli, sapendo che queste possono cambiare nel tempo, è infatti fondamentale per fare le scelte più efficienti, adeguate alla propria situazione di vita.