Universalità, accesso a un’assistenza di buona qualità, equità e solidarietà: sono questi i valori comuni su cui si basano i sistemi sanitari dell’Unione Europea, pur nella loro eterogeneità organizzativa e finanziaria.
Riuscire a dare concretezza a questi princìpi, ogni giorno, è una grande sfida per i sistemi sanitari pubblici, che sono alle prese con una pluralità di questioni.
L’esposizione della popolazione a patologie multiple croniche per effetto dell’invecchiamento, l’incremento dei costi delle tecnologie e medicine innovative, la difficoltà a reperire personale in modo che ci sia una distribuzione omogenea in tutto il comparto dell’assistenza, la necessità di mantenere sostenibile la spesa sanitaria, sono tutti fattori che determinano disuguaglianze nella popolazione per quanto concerne i risultati sanitari, a partire dall’accesso ai servizi.
Prestazioni sanitarie: il 15,7% è pagato direttamente dai cittadini
Secondo l’ultimo report di Eurostat sulla spesa sanitaria in Europa1, il settore pubblico svolge un ruolo di primo piano nel finanziamento dei servizi sanitari. In due terzi degli Stati membri oltre il 70% della spesa sanitaria è finanziato dal settore pubblico.
Ciò non implica, però, che i cittadini abbiano accesso completamente gratuito ai servizi sanitari.
Innanzitutto, esistono forme di compartecipazione, calibrate in base alle tipologie di visite ed esami, alle fasce di reddito di appartenenza, alla condizione del proprio stato di salute.
Se questi contributi sono “fisiologici”, necessari per mantenere la sostenibilità della spesa sanitaria, un discorso a parte merita la spesa out of pocket, che rappresenta il costo che i cittadini pagano di tasca propria per accedere a prestazioni sanitarie presso il privato non per una libera scelta, ma perché non riescono ad accedere alle medesime prestazioni nel pubblico.
In media, in Europa parliamo di una media del 15,7%, ma come sempre ci sono forti disomogeneità nei diversi Stati. Bulgaria, Cipro e Lettonia, ad esempio, superano abbondantemente il 40%, percentuale che va a compensare il finanziamento pubblico, sotto la media europea.
Ci sono poi Paesi come l’Italia e la Spagna che, pur avendo una copertura pubblica del Servizio sanitario nazionale del 70%, vedono una spesa out of pocket sopra il 20% (rispettivamente 22,9% e 23,8%). La Francia è la migliore con solo il 9,8% di spesa out of pocket; anche la Germania è sotto la media europea, con il 12,7%.
Soprattutto laddove il sistema sanitario è ampiamente finanziato dallo Stato, la spesa out of pocket rappresenta un indice della difficoltà di accesso al servizio sanitario nazionale.
Le principali barriere derivano dai tempi di attesa, dovuti a molteplici ragioni, tra cui l’assegnazione insufficiente o inadeguata delle risorse o scelte attive di gestione dei decisori del sistema sanitario. Altra barriera è la distanza dalle strutture sanitarie a cui si viene indirizzati.
L’Eurostat evidenzia che in quattro paesi europei su cinque meno del 5% della popolazione ha segnalato casi di esami medici necessari ma non effettuati. Ma in Estonia, Grecia, Romania, Lituania, Polonia e Italia la percentuale di persone che segnalano casi di questo tipo è di gran lunga superiore.
Spesa out of pocket: c’è un’alternativa?
Dopo l’emergenza Covid, i tempi di attesa per accedere a prestazioni sanitarie pubbliche hanno subito un ulteriore rallentamento perché, negli anni della pandemia, le prestazioni non urgenti sono state messe in stand by per evitare che la frequentazione dei luoghi di salute innescasse focolai.
Questo rischia di creare un circolo vizioso, per cui i cittadini, per curarsi in tempi brevi e per fare prevenzione, dovranno accedere al privato, pagando di tasca propria per prestazioni che lo Stato non riesce a garantire in tempo.
Ma c’è soprattutto un altro tema che preoccupa, ovvero la sostenibilità della spesa pubblica sanitaria alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione. Secondo l’Eurostat, il fatto che in due terzi degli Stati membri oltre il 70% della spesa sanitaria è finanziato dal settore pubblico, l’invecchiamento della popolazione (che determina un aumento della domanda di cura) può mettere a repentaglio la sostenibilità delle finanze pubbliche.
Per quanto universale, dunque, il servizio sanitario nazionale dovrà fare fronte a sfide impegnative, come le crescenti ristrettezze di bilancio del Governo centrale e l’invecchiamento della popolazione, che potrebbero mettere a rischio non solo la sostenibilità, ma anche la qualità delle prestazioni offerte ai pazienti.
A fronte di questo scenario, dobbiamo aspettarci, dunque, un incremento della spesa sanitaria privata? Può darsi.
Questo, ovviamente, potrebbe mettere in difficoltà il bilancio delle famiglie, che rischiano di trovarsi davanti a un bivio: accettare lunghi tempi di attesa e lunghi spostamenti tra strutture sanitarie, oppure prendere atto di dover metter mano al portafoglio, con la conseguenza che, laddove i costi siano troppo elevati da sostenere, si debba addirittura rinunciare a visite ed esami.
Rispetto a queste due opzioni c’è, tuttavia, un’alternativa: la copertura dei bisogni sanitari con soluzioni che permettono di accedere a prestazioni sanitarie in strutture qualificate ed in tempi brevi e di sostenere le spese mediche con fondi ad hoc, evitando di erodere il risparmio privato.
Le soluzioni assicurative dedicate ai fabbisogni sanitari prevedono, in genere, la copertura dei costi sostenuti per accedere alle cure, in base alle condizioni previste dal contratto. Ciò significa che la spesa sanitaria privata viene intermediata dalla compagnia assicurativa, senza pesare sul bilancio famigliare.
1. “Scheda tematica per il semestre europeo – Sistemi sanitari”, European Commission