Nei primi 9 mesi del 2022 gli investitori europei sono tornati sui titoli di Stato, in particolare quelli Europei e degli Stati Uniti: secondo i conti fatti da Morningstar1, i fondi attivi e passivi specializzati su questa asset class hanno raccolto oltre 25 miliardi di euro in Europa, con una crescita organica annua del 54,7%.
Tradizionalmente, i Titoli di Stato sono considerati asset di investimento per bilanciare i portafogli, con una proporzione del 60/40 tra azioni e obbligazioni.
L’indicazione del 60/40 non deve essere considerata come formula statica, bensì come un modo sintetico per definire l’asset allocation strategica di un investitore, che può variare in base all’orizzonte temporale.
Il concetto è che il mix tra le due componenti, calibrato in base al profilo dell’investitore, può contemperare aspettative di rendimento ed esigenze di sicurezza.
Cosa c’è da sapere sui Titoli di Stato
Ogni Stato, per finanziare le proprie attività sul territorio nazionale, chiede in prestito dei fondi attraverso il mercato finanziario. Lo fa, appunto, con l’emissione dei Titoli di Stato, obbligazioni emesse in genere dai Ministeri dell’Economia e delle Finanze, che sono una forma di investimento per i cittadini che vogliono mettere a frutto il proprio capitale.
L’acquisto avviene attraverso il proprio intermediario finanziario o la banca presso cui si detiene il conto, che a loro volta operano:
- sul mercato primario, ovvero quando lo Stato mette all’asta i suoi titoli, dopo averli emessi per la prima volta;
- sul mercato secondario, ovvero nei mercati finanziari dove sono quotidianamente oggetto di scambio.
Nell’ambito dei Titoli di Stato rientrano diverse tipologie, che si differenziano per orizzonte temporale e modalità di restituzione del capitale.
Una delle caratteristiche principali di questi strumenti, rispetto all’azionario, è che il rendimento è fisso, in quanto determinato secondo delle regole prefissate, e non legato esclusivamente all’andamento del mercato.
Esistono, in particolare, titoli che garantiscono un reddito fisso, altri invece che modificano il flusso di cassa cedolare periodicamente, in funzione dell’andamento dei tassi di interesse.
In generale, però, i Titoli di Stato sono obbligazioni sovrane che vengono considerate investimenti altamente sicuri circa il loro rimborso a scadenza ed il pagamento degli interessi. Il rischio di solvibilità, ovvero che uno Stato non riesca a ripagare il suo debito è, infatti, tendenzialmente contenuto, soprattutto nei contesti europei dove c’è un sistema per cui, a fronte del rischio di fallimento di uno Stato, è previsto l’intervento dell’Europa, attraverso la sua Banca, la BCE.
Ciò non significa che non ci siano rischi del tutto. La sola crescita dell’inflazione va a erodere il potere d’acquisto dei redditi fissi e, per questo, rappresenta una variabile che può indurre a preferire opzioni di investimento differenti. Anche l’andamento dei tassi di interesse influisce sui Titoli di Stato, in particolar modo per quelli a tasso fisso già in circolazione, perché determina oscillazioni dei prezzi.
L’altra contropartita della “sicurezza” riguarda il rendimento dei bond governativi, che, rispetto all’azionario, è tendenzialmente più contenuto.

Come si vede dal grafico della Banca Centrale Europea, il rendimento dei Titoli di Stato dei Paesi Europei negli ultimi 10 anni è rimasto tra l’1% ed il 3%, sebbene si noti una tendenziale crescita, meno accentuata in quelli con tripla A, che fanno riferimento alle economie europee più solide.
Portafogli bilanciati: cosa cambia in uno scenario di inflazione?
Negli ultimi due anni, il mercato ha vissuto momenti altalenanti dovuti alle vicende internazionali, da Covid alla guerra in Ucraina.
L’aumento dell’inflazione sta ridisegnando nuovi scenari, entro cui gli investitori dovranno muoversi, riallineando i portafogli in base al proprio profilo.
In questo contesto, i Titoli di Stato possono ancora rappresentare uno strumento per bilanciare i portafogli?
L’aumento dei prezzi certamente può avere un impatto importante sugli investimenti a reddito fisso, come le obbligazioni governative. Anche l’andamento dell’economia globale rappresenta una variabile difficilmente prevedibile.
Non c’è, dunque, una risposta univoca e valida in assoluto. Tuttavia, storicamente la gestione attiva del portafoglio può offrire protezione dall’inflazione e possibilità di cogliere opportunità emergenti, grazie ad una selezione di azioni ed obbligazioni.
Si possono, ad esempio, valutare Titoli di Stato con durata più breve, i cui prezzi sono meno soggetti all’andamento dei tassi, obbligazioni in valuta estera meno esposta all’inflazione, Titoli a scadenze scaglionate.
In questo senso, i fondi che investono in bond governativi possono essere considerati come una possibilità di bilanciamento e diversificazione del portafoglio.
1. Sara Silano, “Perché gli investitori sono tornati sui titoli di Stato USA?”, Morningstar, 3 novembre 2022
2. “Euro area yield curves”, European Central Bank