Il caso delle “abitazioni green”, così come tutta la discussione sull’energia nucleare come fonte sostenibile o la vicenda dello stop al motore endotermico a partire dal 2035 hanno portato nel lessico quotidiano termini che, fino ad ora, erano rimasti nell’ambito più ristretto degli addetti ai lavori.
Una delle espressioni che si sente più spesso è quella di neutralità climatica (climate neutrality), che rappresenta l’obiettivo principale per cui l’Unione Europa si è impegnata ad attivare tutti gli interventi in corso per la decarbonizzazione dell’economia e l’efficientamento energetico.
Vediamo di cosa si tratta e cosa implica per gli investitori.
Come si raggiungerà la neutralità climatica
La maggior parte delle attività antropiche ha un impatto sull’ambiente, in quanto produce delle emissioni di gas che concorrono ad alterare il clima, noti come gas serra: vapore acqueo (H2O), anidride carbonica (CO2), protossido di azoto (N₂O), metano (CH₄) ed esafluoruro di zolfo (SF6).
Questi gas sono già naturalmente presenti in natura e sono fondamentali perché consentono di “trattenere” il calore del Sole, creando quello che è noto come “effetto serra”. Il problema è che, ai gas serra presenti naturalmente, negli ultimi decenni si sono aggiunti con una crescita esponenziale quelli prodotti dalle attività umane, attraverso il riscaldamento, i trasporti, le attività economiche.
L’effetto serra antropico ha portato ad alterare il normale equilibrio termico della Terra fino all’anomalo surriscaldamento globale del Pianeta, di cui si vedono le conseguenze nella quotidianità, dallo scioglimento dei ghiacciai agli eventi estremi fino alla grave carenza idrica.
A fronte di questo quadro, l’Europa vuole raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come stabilito nell’accordo di Parigi del 20151.
Ciò significa che, per quella data, le attività antropiche non dovranno più incidere sulle emissioni di gas climalteranti, attraverso due modalità:
- riduzione delle emissioni: tutti sono chiamati a contribuire a ridurre i gas serra, diventando più efficienti sul fronte energetico o utilizzando fonti rinnovabili;
- assorbimento delle emissioni: non tutte le emissioni possono essere ridotte, ma possono essere assorbite. Le foreste rappresentano il modo più efficiente per farlo, come dimostra il fatto che quelle europee, da sole, assorbono il 10% di tutte le emissioni di gas serra.
In questo scenario è nato il Green Deal Europeo, la strategia messa a punto nel 2019 dalla Commissione Europea per raggiungere la neutralità climatica, perseguendo, allo stesso tempo, la crescita economica e il benessere della popolazione.
Dal Green Deal e, a monte, dall’obiettivo della neutralità climatica, discendono tutte le misure per lo sviluppo di forme più pulite di trasporto, per la decarbonizzazione del settore dell’energia, per l’efficientamento energetico degli immobili e, andando oltre l’Europa, per migliorare gli standard a livello globale.
Quanto costa essere climaticamente neutri?
Un cambiamento di portata epocale come la neutralità climatica richiede un intervento economico importante, per affrontare gli investimenti necessari ma anche per sostenere i settori maggiormente interessati dalla transizione.
Dal 2014 al 2020 l’Unione Europea ha dimostrato di essere risoluta ad affrontare il cambiamento climatico usando il 20% del suo budget complessivo per finanziarie azioni che contribuiscono a mitigare e adattarsi al cambiamento climatico. Per il 2021-2027 è previsto che la quota di budget destinato a perseguire l’obiettivo della neutralità climatica sarà almeno del 30%.
L’Unione Europea ed i suoi Stati Membri sono i più importanti finanziatori pubblici delle politiche per il cambiamento climatico nel mondo: solo nel 2021 i contributi totali sono stati di 23,3 miliardi.
D’altra parte, non puntare alla neutralità climatica rischia di portare ad un conto molto più elevato. Secondo il centro Emdat, che conduce ricerche su questi eventi, solo nel 2021 ci sono stati 432 disastri naturali nel mondo, che hanno causato un totale di oltre 10mila decessi ed un costo complessivo di 252,1 miliardi in termini di danni. Si tratta di numeri impressionanti e nettamente superiori rispetto alla media del periodo 2001-2020, quando le calamità naturali erano stati in media 357 ogni anno, con un costo per recupero danni pari a 153,8 miliardi di dollari: l’aumento, secondo gli esperti, prelude a una nuova era di crisi climatica2.
Gli investimenti pubblici, tuttavia, non basteranno a supportare gli interventi necessari per la neutralità climatica, tanto che la stessa Europa, nel Green Deal, ha sottolineato la necessità di mobilitare flussi finanziari e di capitale privati a favore degli investimenti verdi. Soluzioni che consentono di investire nella decarbonizzazione, ad esempio, permettono di cogliere le opportunità che emergono dalla transizione energetica contribuendo, allo stesso tempo, agli ambiziosi obiettivi europei.
1. “5 facts about the EU’s goal of climate neutrality”, Consiglio Europeo
2. “2021 – Disasters in numbers”, Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (CRED), 2022