La tutela assicurativa rappresenta un’opportunità, perché consente di costruirsi una rete di protezione a fronte di eventi caratterizzati da aleatorietà (imprevedibili, dunque) e da impatti importanti sulla quotidianità della vita, tali da mettere in crisi il progetto pensato per sè stessi e per la propria famiglia.
In genere, il primo “incontro” tra le persone e il mondo assicurativo avviene attorno ai 18-20 anni, con la Rc Auto, obbligatoria.
Nonostante ci siano interessanti segnali di un’attenzione sempre maggiore da parte dei giovani verso le polizze, le ulteriori forme di assicurazioni vengono scoperte nel corso della vita, man mano che emergono esigenze particolari, quali la gestione del patrimonio, la necessità di proteggere i propri cari dagli imprevisti, la volontà di salvaguardare il proprio patrimonio da spese importanti legate a danni.
Si scopre così che il mondo assicurativo è vario e che segue formule e regole diverse in base a ciò che si assicura e alla gestione del premio.
Perché si parla di ramo danni e ramo vita
La prima grande distinzione in ambito assicurativo è quella tra i due rami indicati dal Codice delle assicurazioni, quello legato ai danni e quello legato alla vita.
Per ramo assicurativo si intende “la gestione della forma assicurativa corrispondente a un determinato rischio o a un gruppo di rischi tra loro simili”1.
Il ramo danni riguarda eventi che possono comportare danni al patrimonio o alla possibilità per l’assicurato di lavorare. Il Codice delle assicurazioni classifica in questo ramo una ventina di casi, che si possono raggruppare in:
- danni alle persone: infortuni e malattie, compresi, ad esempio, quelli legati all’attività professionale;
- danni alle cose, a causa di incendi, calamità naturali, furti;
- danni pecuniari legati, ad esempio, a disoccupazione o perdite commerciali;
- responsabilità civile, che scatta nel momento in cui danni siano provocati a terzi da minori, animali e oggetti di proprietà, che non possono risarcire la vittima. In tal caso, viene chiamato in causa chi può dare ristoro a chi ha subito il danno (il genitore, il proprietario dell’animale o dell’oggetto).
Nel ramo vita, il rischio è rappresentato dalla possibile premorienza dell’assicurato rispetto ad una certa data. Nel caso in cui si verifichi l’evento avverso, il beneficiario (uno o più) designato dal contraente riceve dalla compagnia un capitale o una rendita, il cui importo dipende da ciò che era stato definito nel contratto assicurativo. A seconda che la polizza sia caso morte, caso vita o mista, il risarcimento viene erogato non solo in caso di decesso dell’assicurato, ma anche in caso di sopravvivenza. Questo rende le polizze vita strumenti particolarmente interessanti come soluzioni di risparmio anche in ottica previdenziale, come integrazione della pensione pubblica.
I rami delle polizze vita
La complessità del ramo vita, che può avere la duplice funzione di protezione e soluzione di investimento, ha portato ad una ulteriore sottoclassificazione in rami, evidenziata sempre nel Codice delle Assicurazioni.
Il cosiddetto ramo I comprende le assicurazioni vita pure, senza particolari finalità di investimento. Dette anche rivalutabili, queste polizze sono collegate al rendimento di una gestione separata, ovvero un fondo di investimento interno, separato da ogni altro patrimonio della compagnia: qualunque cosa accada, il capitale accantonato con le polizze è garantito ai clienti. Questa “sicurezza”, ovviamente, si trasferisce nel costo, spesso più alto di altre soluzioni assicurative.
Il Codice delle assicurazioni prevede anche il ramo II, dedicato ad assicurazioni di nuzialità e natalità, che di fatto è rimasto sulla carta, perché sostituito dalla maternità erogata dall’Inps.
Molto diffuso, invece, è il ramo III, che comprende le polizze vita con un’importante componente finanziaria. Si tratta di soluzioni d’investimento correlate a fondi interni della compagnia assicurativa o al valore di indici di mercato o dei titoli in cui si investe. In questo caso, il valore della prestazione è in funzione di quanto versato e dipende dall’andamento degli investimenti sottostanti. A questo ramo afferiscono, in particolare, le polizze index-linked, il cui rendimento è collegato all’andamento di indici azionari, e le unit-linked, i cui premi versati sono utilizzati per sottoscrivere quote di fondi comuni di investimento.
Al Ramo IV afferiscono le polizze LTC, Long Term Care, ovvero soluzioni assicurative che garantiscono una rendita nel caso in cui l’assicurato si ritrovi in una condizione di non autosufficienza.
Il ramo V comprende, invece, le polizze vita che danno diritto a godere di un capitale con un rendimento, indipendentemente dal fatto che si sia verificato l’evento avverso garantito dal contratto. Note anche come polizze di capitalizzazione, sono collegate a gestioni separate o altri fondi interni della compagnia assicurativa.
Infine, nel ramo VI rientrano i fondi pensionistici complementari, destinati a chi vuole tutelare il proprio futuro previdenziale attraverso un prodotto che garantisca un sussidio pensionistico aggiuntivo, rispetto a quello ottenuto dal sistema pubblico, o dalle casse di previdenza professionali.
Come si può vedere, i “rami” vita sono numerosi e rispondono ad esigenze diverse. Come scegliere? Definire il proprio obiettivo è il primo passo per potersi orientare e cogliere le opportunità di tutela ed investimento che il mondo assicurativo offre.
1. “Rami Assicurativi Vita”, COVIP