Ogni processo decisionale dovrebbe portare ad una scelta razionale, ovvero coerente con l’obiettivo perseguito e con le caratteristiche del decisore.
Tuttavia, spesso tale processo è condizionato dai cosiddetti bias, termine che significa letteralmente “pregiudizi” e che indica tutte quelle valutazioni che, per questioni cognitive o emotive, portano a costruire una visione soggettiva della realtà, non sempre corretta.
I bias non sono necessariamente negativi. Si può dire, anzi, che i bias siano una sorta di strategia che l’umanità ha sviluppato nel corso della sua evoluzione per assumere delle decisioni. Ogni giorno, infatti, ciascuno si trova a dover fare delle scelte, dal colore dei vestiti all’organizzazione della vita lavorativa e famigliare. Non sempre si ha il tempo di fare un’attenta analisi razionale, per cui basarsi su esperienze pregresse, informazioni disponibili e in alcuni casi anche stereotipi permette di avere un approccio più intuitivo e rapido.
Gli stessi bias che nella quotidianità sono utili, possono rivelarsi fuorvianti, invece, in ambiti come quello finanziario, dove l’analisi qualificata, basata su conoscenze rigorose, è fondamentale per non fare scelte irrazionali, contrarie ai propri obiettivi.
Bias cognitivi: i pregiudizi più comuni nelle scelte d’investimento
La consapevolezza che gli individui fanno scelte irrazionali quando si tratta di gestione del patrimonio ha portato alla nascita addirittura di una branca di studi economici – la finanza comportamentale – che si occupa proprio di indagare i comportamenti dei mercati finanziari, includendo nei propri modelli i principi di psicologia legati al comportamento individuale e sociale.
Gli studi effettuati nel corso degli anni hanno portato a individuare e classificare alcuni dei bias più diffusi in ambito finanziario, che generano delle vere e proprie trappole mentali.
Molto comune, ad esempio, è l’overconfidence, ovvero l’eccesso di sicurezza o di fiducia nelle proprie capacità e conoscenze. Di per sé, aver fiducia in se stessi è positivo. Tuttavia, quando la fiducia diventa eccessiva, porta a sottovalutare i rischi e diventa fuorviante.
Ad esempio, se si investe in un momento in cui il mercato ha un andamento positivo, si può essere portati a credere di essere esperti di finanza. Viceversa, se si sceglie di non investire in un momento in cui poi effettivamente il mercato ha performance negative, si può ritenere che immobilizzare il proprio patrimonio sia sempre la scelta più efficiente. In entrambe le situazioni, l’eccesso di fiducia può portare ad assumere decisioni non coerenti con i propri obiettivi.
Altro bias molto diffuso è la tendenza ad affidarsi alla contabilità mentale per scegliere come usare il patrimonio. Diversi esperimenti hanno dimostrato che il valore attribuito ad una medesima quantità di denaro cambia a seconda della sua provenienza: ad esempio, 100 euro diventano intoccabili se derivano dallo stipendio, mentre vengono usati più facilmente se sono frutto di una vincita o di un’eredità. Ciò accade per effetto della contabilità mentale, ovvero la tendenza a dividere il denaro in diversi conti mentali, a cui ciascuno associa una diversa tolleranza al rischio.
Il bias della preferenza per il presente, invece, spiega che l’essere umano tende a dare più importanza all’oggi che al futuro. Questo contraddice l’ipotesi dell’economia tradizionale secondo cui le persone sono perfettamente razionali anche nelle scelte intertemporali, ovvero quelle che riguardano sia il presente che il futuro. Consumo più oggi o risparmio in modo da consumare di più in futuro? L’evidenza ci dice che il presente pesa più del futuro e questo spiega, ad esempio, perché si tende a risparmiare poco per la pensione o perché, in una situazione di precarietà lavorativa si tenderà a interrompere la pianificazione degli investimenti.
Molto interessante è anche il bias della rappresentatività, legato agli stereotipi. In tutte le decisioni che riguardano l’ambito finanziario, è fondamentale calcolare la probabilità che un evento si verifichi, ad esempio l’andamento dei tassi prima di stipulare un mutuo. Tuttavia, difficilmente si ragiona in termini statistici, mentre normalmente ci si affida a scorciatoie mentali come quella della rappresentatività, che “aiuta” a stabilire la probabilità in base a quanto un evento risulta familiare rispetto alla nostra esperienza passata. Così, eventi più familiari diventeranno anche quelli più probabili e l’esperienza passata diventerà la guida delle decisioni future.
Bias ed emotività: come evitare le trappole
Accanto ai bias cognitivi, ci sono poi le emozioni, come la paura o l’eccessivo entusiasmo, che scaturiscono da fattori che attengono alla sfera emotiva. Interagendo con i bias cognitivi possono amplificare la lettura delle dinamiche esterne, generando trappole comportamentali che portano a decisioni contrarie al proprio interesse.
Il rischio di essere indotti in errore aumenta in un contesto internazionale in forte movimento, come quello attuale, in cui il paradigma del passato è stato superato dalle trasformazioni indotte dalla digitalizzazione e dagli effetti della globalizzazione, creando un disorientamento generale in tutti gli ambiti, dal welfare state al mercato del lavoro.
Come difendersi dalle trappole?
Conoscere, innanzitutto, le scorciatoie mentali più diffuse per identificare gli errori a cui si può essere indotti attraverso il ragionamento istintivo e l’emotività è il primo passo per non cadere nelle trappole comportamentali.
In secondo luogo, può essere fondamentale il ruolo della consulenza che, grazie a professionisti con solide conoscenze in ambito finanziario ed economico, può guidare verso scelte coerenti con i propri obiettivi ed il proprio profilo.
Infine, individuare soluzioni di investimento caratterizzate dalla flessibilità e quindi capaci di accompagnare la persona nel tempo in base a come si evolvono le sue esigenze, permette di affrontare, passo dopo passo, ogni situazione di vita, senza dover ricorrere a scelte di investimento radicali che possono essere condizionate da trappole mentali.