Quando si ha un problema di salute o si riceve una diagnosi, soprattutto se particolarmente sfavorevole, la scienza medica è il punto di riferimento a cui si chiedono soluzioni per la cura e la guarigione.
Tuttavia, per ogni problematica, possono esserci diverse risposte, che possono avere impatti diversi sul paziente. Per questo, può essere particolarmente utile avere almeno un secondo parere, quello che in inglese è noto come second opinion da parte di un professionista ulteriore rispetto al primo, non come atto sfiducia verso il proprio medico, ma come strada per avere conferma o confrontarsi sul percorso da seguire.
La second opinion negli studi scientifici
La pratica della richiesta di un secondo parere medico è stata oggetto di studio, per capire quanto possa incidere sulla correttezza della diagnosi e sulla cura dei pazienti.
In particolare, uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Open, relativa alla valutazione della second opinion nella diagnosi di melanoma cutaneo1 evidenzia come quest’ultima sia più accurata e attendibile per chi chiede un secondo parere medico dopo la prima diagnosi, che è il fondamento per il successivo trattamento. In base a quanto riportato dagli autori dello studio, i secondi pareri aiutano il paziente perché portano in genere a esiti migliori grazie a diagnosi e scelte terapeutiche più precise, ma risultano anche utili al servizio sanitario, in quanto evitano cure non appropriate, traducendosi in un utilizzo più efficiente delle risorse economiche.
Lo studio riguarda una patologia ben precisa, ma il principio è estensibile nel complesso ai diversi problemi di salute, a maggior ragioni quelli per i quali è difficile arrivare rapidamente ad una diagnosi o per i quali non ci sono degli screening appositi che permettano di prevenire una patologia.
Un secondo parere medico può essere richiesto per prestazioni sia diagnostiche che terapeutiche, per gli interventi chirurgici non urgenti e senza un immediato pericolo di vita. I pareri possono poi concordare o discordare. Nel primo caso, è comunque utile aver avuto una second opinion perché affrontare in modo informato e convinto un trattamento o un intervento evita spesso malintesi. Nel caso di pareri discordanti è possibile comunque sempre tornare dal primo medico o chiedere un nuovo parere.
Cosa può fare il mondo assicurativo per chi vuole un secondo parere medico
Di fronte a dubbi sulla diagnosi, a volte è il medico stesso a richiedere il parere di un collega. Più in generale è il paziente che ha la facoltà ed il diritto di rivolgersi anche ad un altro specialista.
Spesso, tuttavia, c’è un po’ di reticenza a chiedere un secondo parere medico, nonostante l’utilità attestata anche dagli studi scientifici. Innanzitutto, perché viene interpretato come un atto di sfiducia nei confronti del proprio medico. In secondo luogo, spesso il paziente si ritrova a non sapere materialmente a chi rivolgersi per un ulteriore consulto e si avvale della rete informale di amicizie e conoscenze, il “passaparola”, per individuare una figura alternativa al proprio medico. Terzo e non ultimo tema è quello dei costi, perché chiedere un secondo parere medico richiede anche la disponibilità economica per una ulteriore spesa.
Il mondo assicurativo ha acquisito un suo ruolo nell’ambito della prevenzione a tutela della salute, non solo attraverso le classiche polizze per la salute destinate a coprire le spese mediche in caso di necessità, ma anche attraverso il suo ruolo informativo e con le polizze vita.
Esistono, infatti, soluzioni che offrono la possibilità di accedere ad un secondo parere medico, avvalendosi di centri specializzati che evitano “pellegrinaggi” basati sul passaparola, senza ulteriori costi aggiuntivi, per favorire l’accesso ad un servizio che può essere fondamentale per anticipare i tempi delle diagnosi e per fornire alle persone gli strumenti per una scelta consapevole.
1. “Assessment of Second-Opinion Strategies for Diagnoses of Cutaneous Melanocytic Lesions”, PubMed, 2 ottobre 2019